Enzo Rava

LULU'

Squillò il campanello del’ingresso, mi alzai dalla poltrona della tv e zoppiccai (quella maledetta caduta dalla moto, sei anni prima!) verso la porta, aprii e mi trovai davanti due giovanotti, uno alto l’altro uno più basso e giovane che mi mostravano una tessera in plastica: “Siamo della polizia – disse quello – Avremmo bisogno di chiederle alcune informazioni”. Ma che si accomodassero; indicai loro il divano, soltanto quello che aveva parlato, l’alto, sedette, il camerata restando alle sue spalle. Offrii garbatamente caffè, declinarono urbanamente l’invito. Beh? “Conosce la signora Ludovica Cipriani?” mi chiese. “Cipriani? Proprio no” “Ne è certo?” “Sicurissimo. Ormai i miei conoscenti non sono che una decina, il giornalaio, il droghiere, quelli del bar…Di signore, poi, solo la donna che mi sfama e pulisce casa e la vivaista, sa, ho l’hobby dei fiori”. “Forse in altri tempi? Ci pensi bene, per favore”. “Ma proprio nessuna Lodovica, le assicuro”. “Il fatto è – insistette quello, ma sempre garbatanete devo dire – che a noi risulta che lei è stato in, in amicizia con la signora, che anzi le ha addirittura dedicato, con tanto di pubblicità sui giornali, ua mostra nel suo studio fotografico”. “Ma quale.... Un momento: Ludovica proprio no, ma lei vuol forse dire Lulù… Se è Lulù, è comunque roba di mezzo secolo fa.” “Infatti è Lulù, risulta anche a noi che si facesse chiamare così. La mostra fotografica era intitolata appunto ‘Lulù’. “Ma che le è successo? Sono cinquanta anni suonati che non l’ho rivista”. “Dov’era lei venerdi sera, scusi?” “Qui, alla TV o al cinema. Ma che c’entra?” “Il fatto è che abbiamo rilevato, fino a questo momento almeno, che lei è il solo di questa città che avesse avuito rapporti con la signora” “Vuole spiegarsi meglio. govanotto?” Si decise a spiegarsi: “La signora Ludovica Cipriani è stata assasinata venerdi sera o notte nella sua camera al Majestic dopo aveva preso alloggio da qualche giorno. Quattro colpi, tre dei quali superflui”. Madonnina santa!, pensai ma ad alta voce dissi soltanto: “Non mi dica! Al Majestic? L’ultima volta che ebbi notiizia di lei stava a Verona, o Vicenza, non ricordo.Ma chi è stato?” “Le saremmo grati se lei ci aiutasse a scoprirlo”. Mi indispettii (confesso di essere un po’ fumino, nervosetto intendo): “E lei viene da me a chiedere che la aiuti a scoprire l’assassino di una persona che non rivedo da mezzo secolo?” “Noi non sappiamo nulla dei suoi rapporti con la vittima. Se ce ne dicesse qualcosa potrebbe forse aiutarci nella nostre indagini”. Lulù! Accidenti! Uscita dalla mia vita cinquanta anni prima – ed ora ci rientra da vittima di un delitto! Ed io, che, da quanto tempo ormai, neanche più avevo pensato a lei – al ‘primo amore’ (diciamo così, anche se non so bene se tale fu, della mia vita)! . Ma già il poliziotto mi stava aiutando a riprendere memoria, che mi mostrò l'album, una raccolta di foto, le foto che avevo allora scattato per quella mostra – ‘Lulù’, titolo rosso su copertina nera, tanto perché fosse subito chiaro che s'andava a 'sesso e morte'. Era successo questo : ancor giovane come l’acqua, ero riuscito piuttosto facilmente a trasformare in professione quello che era stato uno spasso adolescenziale - ‘fissare’ immagini del mondo, e grazie anche ad uno zio (zio Nicola!, ma guarda, neanche so quando abbia lasciato questo mondo) avevo aperto uno studio, chiamiamolo così, insomma un localino quasi in centro, e campavo di fototessere, che allora non c’erano ancora le macchinette stradali, bello schifo per la verità; non proprio un localino, anzi, ma un bello stanzone del quale non utilizzavo che un angolo, per sedia cavalletto lampade uno scaffaletto, ed un divano sul quale schiacciavo pisolini nella noia tra un cliente e l’altro; poi m’era venuta l’idea di stampare delle macro di mie foto, quindi quella di vendere anche delle stampe che allora andavano molto, ed infine quella di decorare i vasti vuoti di quelle parere con immagini in qualche modo interessanti, attraenti. E fu così che misi su una sorta di ‘mostra’ di creature dell’arte e della letteratura, quasi tutte delle ‘dark ladies’, che ora sospetto interessassero più me (la sessualità ha molti lati oscuri, soprattutto in gioventù) che quanti venivano per farsi la carta di identità o la patente di guida. Insomma: un giorno entra una ragazza e dice: “Mi serve una foto tessera” ma prima ancora di sedersi sulla poltroncina e di lasciarsi girare la testa un po’ di qua, un po’ più su, e guardi in camera’, si incuriosisce della ‘tappezzeria’ e mi chiede: “Ma queste, chi sono?” Un po’ ignorantella, certo pensai, che la ‘Dalida’ del semisconosciuto settecentesco Bernardo dee Dominici poteva anche ignorarla ma non quella di Gustave Moreau (una delle sue tre, invero, quella dell’apparizione della testa del Battista) no davvero che è persino inutile andarla a vedere al Louvre tante riproduzioni ci sono in giro, per non dire della Circe del Dossi o della Medea di Boeklyn, della Salomé di Luca Cranach che va in giro con la testa del Battista in un cestino; riconobbe comunque quella anguicrinita del Caravaggio ma fu incuriosita da “E chi è questa sul carretto da ragazzini, trainato da questi due cialtroni?” Le spiegai che uno dei cialtroni della foto era Nietzsche, l’altro il suo amico Paul Rée che la fanciulla - o meglio la signora, ben maritata, Lou Salomé – aveva sedotto entrambi, lasciando spasimare il primo e prendendosi come amante il secondo: “Una vera Darl Lady, insomma!” “ Lady che?” Fu così che passai, molto fiero di poterla indottrinare, ad una gigantografia del sonetto 144 di Shakespeare, sulla ‘female evil’, la’diavolessa’ che l’aveva chissà come e quando stregato. La ragazza, gran bella ragazza, anzi addirittura la più bella ragazza che avessi mai visto, la ‘persona astata’ come diceva un poeta che allora amavo, fiera e insieme molto, molto attraente, andava sempre pià attentamente osservando le stampe, tornò alla curiosa foto di Lou Salomé; me ne chiese ancor, non ne sapevo molto invero se non che era stata amica anche di Rilke e tra i primissimi allievi di Freud, ma la bella già s’era fissata sul nome, “Lou cioè si legge Lu ed io sono Ludovica. Mi piace”. (Praticamente da quel momento cessò di essere Ludovica. se non per l'anagrafe, e divenne Lulù, per gli amici, molti anche se temporanei presto scaricati, per gli amanti (non ne saprei dire il numero, comunque io no) e per gli innumerabili rifiutati e quante donne conobbe che tutte le odiarono - legittimamente, devo dire. Comunque, più che mai ansioso di affascinarla con la mia cultura sull'argomento le spiegai che “Se è per questo c’è addirittura una Lulù. femme fatale come poche altre, che i suoi amanti finiscono tutti per spararsi, diciamo così, la ‘Lulù’ di Wedekind che però non so bene, mi pare che anche lei finisca male.ammazzata da jack lo Squartatore” ! “Ma senti, perché non fai una bella foto di me sul carretto trainato, che so da Moravia e da Pasolini?” Che idea!, in realtà lei già aveva affascinato me sicché mi diedi ‘da fare’, niente carretto si capisce, né tanto meno i due illlustri autori, ma lei, ecco, come femme fatale, signora in nero, già pensavo di piazzare una sua gigantografia sulla parete di fondo e tutto intorno le riproduqioninche già avevo affisso ma altre ancora e testi il più possibile 'romantici' (romanticismo nero, si capisce, non patriottico), così la belle dame sans merci di Keats, Matilda Carmilla di Poe, Juliette di De Sade, poi quadri di Munch, di Franz von Stark, di Klimt, per non dire poi di Mata Hari e, toh, nientemeno che la Hayworth, film di William Dieterle di qualche anno prima, ‘Gilda’ nella danza dei sette veli… “Macché sette veli. Tu mi fai una foto come dico io” e qualche giorno dopo mi si presentò (arrivò in taxi, per fortuna, altrimenti avrebbe bloccato in traffico) in un incredibile abito nero lungo, una sorta di guaina dai polsi alle caviglie, che non lasciava nudi e bianchi che il volto, sotto i capelli corvini, e le mani. Più coperta di così, dite? Un corno, pareva nuda, aveva un corpo flessuoso che spiccava sfacciatamente direi, sul candore dello sfondo del manifesto e della parete; aveva una figura che affascinava, diciamo ma insieme respingeva, il corpo era un richiamo, la veste il rifiuto, sensuale e insieme gelida Beh, non posso certo ricordare ora, a mezzo secolo di distanza, l’effetto esatto che mi faceva: ne ero attratto e insieme intimorito. Feci onsomma la mostra che ora la polizia mi citava come una sorta di confessione in anticipo, la intitolai ”Lulù, la dark lady”, lei al centro, come incarnazione moderna di un mito che risale fino ad Eva o meglio a Lilith prima moglie di Adamo, prima peccatrice, la femmina che non voleva ‘stare sotto’ nel rapporto sessuale) e giù giù fino ad un fumnetto di quegli anni, una Diabolik o qualcosa del genere, una gran bella mostra per dirla con i numerosi amici che vennero a vederla, purtroppo soltanto gli amici che neanche vennero i cronisti pur sollecitati per telefono, figuriamoci il pubblico; venne comunque un tizio, che si diceva editore, che mi propose di fare del tutto un volume di vaste dimensioni, "Basta naturalmente che lei non pretenda che anche la paghi”. Non mi importava nulla dei diritti d’autore, figuriamoci, la sola cosa che mi interessava era lei, ‘Lulù”, Diciamo meglio: che mi crucciava, mi attraeva maledettamente ma anche (forse anche per tutta la letteratura di cui l'avevo 'caricata') mi intimidiva più di quante prima avevo conosciuto, mi 'tratteneva dal 'tentare', neanche ci pensavo, ad andarci a letto intendo; il fatto è che allora ero anche assai timido, mamma poi mi aveva su su per l’adolescenza ammonito di non fidarmi delle donne, le prime esperienze mercenarie erano state deludenti e peggio, in buona sostanza mi dicevo (lo dicevo solo a me stesso, si capisce) 'innamorato di lei ma in modo romantico’, ecco. In soldoni: ne avevo paura. A pensarci oggi, col senno di poi, tutta quella storia delle dames sans merci: era un problema innanzitutto mio, una certa paura appunto della donna, il desiderio appunto ed il timore, va a sapere tutto il perché. Ma - e lei? Ancora ora non saprei dire. In qualche modo le ero simpatico, certo, inoltre doveva provare unsia qualche riconoscenza per me che la lanciavo, o meglio tentavo di farlo, nell'immaginario collettivo del tempo nostro; ma amare? amare nel senso proprio della parola, desiderare di far felice il partner? Credo che quanti dopo di me la conobbero, e più e meglio anche, se si illusero restarono poi molto delusi. Con me, comunque: ricordo bene che una volta che ero a casa sua, lei si era sdraiata sul divano, io ero seduto accanto a lei, lei insomma mi pareva assolutamente disponibile ma io non osavo; a ripensarci oggi suppongo che lei stesse pensando 'Ma guarda com'è scemo', peraltro non mi incoraggiò affatto, una dark lady non è tenuta a farlo, per niente; forse s'era 'messa in posizione' non per offrirsi ma per farmi credere di farlo e poi respingermi; o forse no, con me era spontanea? il fatto che ad un certo momento disse ‘Ho un gran mal di testa’ ( va a capire perché lo disse) al che io afferrai la palla al balzo per neanche provarci. come puoi, gentiluomo, tentare di profittare di una donna che s'è sdraiata per emicrania? Insomma, tra noi non ci fu, tanto meno dopo, neanche un bacio, maledetta Lulù, dalla bocca procace e dagli occhi freddi. Del resto già allora, da poco dopo che sùbito, diciamo, lei mi 'tradì', espressione impropria ma che rende l’idea, col mio migliore amico, Beppe detto Joe, più esattamente ‘Joe il capitano dei Reds’ ovvero della primissima squadra di baseball (che io sappia) formata in Italia, da un tizio che industriale che pensava di farne una attrazione per vendere i suoi hot-dogs, altra novità di recente importazione. Beppe era una riedizione in carne ed ossa del David di Michelangelo, capisco quindi le ragazze che lo concupivano, ma era proprio stupido, io gli ero affazionato ma quasi ‘paternamente' benché avessi un anno di meno, tentavo di dirozzarlo, di spiegargli che il mondo mica è tutto come quei primi tifosi della palla ovale che tanto lo applaudivano. Il mio amico, comunque, ora risultava il mio rivale, tutto da ridere a ripensarci, lui che veniva a dirmi, sai, quella Lulù mi piace, me la sogno la notte, ed io, al quale egli riconosceva comunque il diritto di primogenitura’, che cercavo di scoraggiarlo dal provarci, in parte astutamente per 'tenerla per me', in parte perché pennsavo davvero che se ci avesse provato avrebbe fallito, 'Figurati se una ragazza così si mette con uno sportivo, di baseball poi”, comunque, insomma, cercavo di tenerlo alla larga; il guaio è che lei prese a tirarselo dietro, ormai come un cagnolino, Insomma, un bel giorno lui venne confessarmi: “Sai, ho cercato di resistere ma proprio non ce l’ho fatta. Ci sono andato a letto. Mi perdoni? Del resto a te non interessava, no?” Maledetto bastardo, mi dissi; a lui dissi che pfui, per quel che me ne importava, avrei potuto andarci già due mesi prima, "Ma vedi, a me piacciono le bionde e poi lei, non so come dirti: a me, una donna, a me piace che mi desideri molto, che sia proprio innamorata e appassionata di me ,capisci? Non sono uno che va mendicando, tanto meno in questa faccende. Comunque, senti, ora non voglio risultare ridicolo, visto che non hai voluto accettare i miei consigli, stammi alla larga". Fu praticamente da quel momento che lei 'uscì dalla mia vita' diciamo, per dedicarsi a devastare quella di Beppe e non so di quanti altri poi. (Forse fu soltanto con me che si comportò onestamente diciamo così: in cambio di quanto avevo fatto per lei come pubblicitario aveva mostrato 'emicrania' o no d'essere disposta a compensarmi, stupido se l'avevo snobbata; conunque praticamente non la vidi più, anche perché Beppe era stato inmgaggiato coi suoi Reds a Torino e lei a Torino aveva trrovato non so che. Peraltro, Beppe l'amico mio si guardò bene dallo starmi alla larga, ogni tanto mi telefonava (naturalmente io facevo il 'signore') lamentandosi non capivo di che, della vita, del mondo, che ne so? Ma un giorno piomba a casa mia, mi abbraccia come un fratello, si mette non a piangere sulla mia spalla ma quasi, e insieme a bestemmiare, e mi racconta - promettendo "Scusami tanto, ma è lei che ti ha messo le corna, non io. Tu mi avevi autorizzato" - mi racconta quel che era accaduto tra loro: "Beh, a me piaceva proprio molto, quando ci siamo messi insieme ho provato molto piacere. Non tanto la notte, ecco, ché lei aveva sempre sonno, ma di giorno, quando era al mio fianco, guidava la clacque alle mie partite, mi faceva così una straoredinaria pubblicità, bella com'era" "Ma vi siete già lasciati?" gongolai. "Beh, questo no. Ma - ma insomma vorrei qualche consiglio". Anche i consigli, ora?! Poveraccio, ne aveva bisogno, la copia in carne ed ossa del David di piazza della Signoria se ne stava andando in pezzi: "Cerca di capirmi: lei mi sfotte - mi confidava - è vero che non ho neanche finito il liceo, ma insomma sono un atleta non un romanziere, lei invece ride dei miei errori, di grammatica e sintassi, non so. Ma non è questo, che mifregherebbe poco. E' che...Ti faccio un esempio: io mi do da fare, per portare al piacere anche lei, che invece ad un certo momento mi fa l'ironica: Beh, campione?, come a dire che non ci riesco, che non ci so fare; che tu sai bene invece che altre ragazze... Ti dico l'ultima: tre sere fa, che poi sono scappato da Torino anche per via di una trasferta, tre sere fa mi dice, tutta rosata dalla abatjour nel letto tutto rosa, mi dice. "Beh? Non hai ancora finito?" Beh, mi rendo conto, cose così è difficile che un maschio le sopporti. E meno male - penso - che quel giorno aveva l'emicrania, almeno così mi disse". Ma Beppe è proprio rovinato, fra l'altro pare che il baseball americano da noi interessi poco, il patrono degli hot dogs quei suoi giocatori li ha già venduti e il nuovo rivenduti, insomma al mio amico va tutto storto: "Maledetta puttana - mi telefona un giorno, anzi una notte alle due - A te ha messo le corna ma me mi sta distruggendo" - e fu per lungo tempo l'ultima telefonata del mio Beppe. Qualche anno dopo mi ricapita, "Ma Beppe. sei tu davvero? Ma che fine hai fatto?", mi dice che è all'Italsider di Taranto, impiegato, lui l'ex capintesta dei Reds, ma in realtà mi ha chiamato soltanto per raccontarmene un'altra: " ....della tua Lulù", dice. Mia, quando mai? "Perché mia? - protesto - Al massimo siamo stati buoni conoscenti". "Ma dai, ché sei stato tu a farla la dark lady! A Trento ha messo il cappio ad un conte, o qualcosa del genere, dal nome per metà tedesco. Con tanrto di castello e collezione di armature,pensa un po'. Lo sta massacrando, si è fatta sbattere da tutti i suoi amici, sbattere per dire che così pensa la gente, invece penso che se li sia portati a letto ma solo per girarsi dall'altra parte, sfotterli, esporli in giro come amanti e come nuove corna a quello scemo barone. Una storia tutta la ridere....". Ma crolla: "Da piangere, sarebbe meglio dire", e capisco che questo lo dice soprattutto per sè, per l'esperienza sua. Per quanto riguarda me, altro discorso: in fondo aveva ragione mamma ad ammonirmi di non fidarmi, infatti probabilmente fu soprattutto per inconsapevole diffidenza e non solo o non tanto per timidezza, che allora, in gioventù, restai fuori dai guai. Ed ebbi, diciamo così, una vita normale, come tanti, poco romantica se vogliamo, niente dark ma meglio così; forse mi ha aiutato anche il mio mestiere di fotografo, che ho scattato milioni di foto, ho 'fissato' immagini di centinaia di donne che per un qualche tempo furono 'pubblicità' e d'improvviso tornano un niente, chi le conosce?, che deve essere molto amara, la delusione, il crepuscolo inatteso. la caduta nell'anonimato. Meglio anonimo, credetemi, che ex famoso. Passano gli anni: "Lulù, ma lo sai Lulù, la tua ex amante?" mi racconta un tale, tornato dalla Puglia dove coltivava uva e adesso è in pensione per non so quale invalidità. Ma quale amante?, protesto, lui insiste "Ma via, figuriamoci se non te la sei portata a letto, sei stato o no il suo Pigmalione?" (si riferisce non al mito classico ma alla commedia di Shaw, del prof che trasforma una fioraia in una milady, e poi lei lo pianta) s'è data all'industria, la mia, la vinicola intendo, spopola da Bari a Taranto, tra intellettuali di provincia e nuovi ricchi sbavosi. Uno mi ha raccontato che in realtà è un baccalà, uno stoccafisso, una statua di ghiaccio, come si chiama quel serpente che paralizza? Non te ne faccio il nome perchè non sarebbe political correct ma un altro mi ha confessato di essere stato, così s'è detto, stuprato: che lei se lo esibiva come conquista letteraria, un poeta capisci, e lui la notte proprio non ce la faceva. Ma scusa, tu come ci riuscivi? Fra l'altro forse sei il solo ad averla usata, a non esserne vittima. Ricordo bene quella bellissima mostra ,Lulù?" Qualche altro cenno, qualche altra notizia da qua e là, ogni tanto - spiego ai miei poliziotti ed anzi anche al magistrato che indaga, ma praticamente niente, "Mai saputo più niente". Non dico di me, che qualche volta mi ci sono rigirato nel letto, fui stupido o fortunato?, timido o preveggente?, certo che di femmine così ne ho viste poche). Non dico loro che l'album grande formato di quella famosa mostra non l'ho mai più voluto vedere, o meglio che l'ho perduto, ché l'inconscio ti aiuta anche così, comunque mai l'ho ricercato. Ed eora rieccolo, il sostituto procuratore batte una mano sulla copia che ha ritrovato nella camera di lei al Majestic e: "La ringrazio comunque - mi dice - Il fatto è che qualcuno l'ha uccisa e possiamo ipotizzare soltanto un perché, ma proprio non sappiamo chi. La signora aveva conosciuto molte persone, note ed importamti anche. Ma anche quelle assolutamente innocenti temo non siano disposte a narrarcene. Lei stesso forse, non fosse stato per questo volume.... Ma senta, che cosa pensa del fatto che la signora si portasse dietro. dopo tanti anni, questo fascicolo su Lulù?" Che non ne ho la più pallida idea, rispondo. Ed è vero, ma è anche vero che di idee me ne frullano in mente molte, troppe, contradditorie, mi dico che la sola cosa che ho sempre saputo di lei è che non l'ho mai capita. Forse per nessuno quanto per me è stata Dark, la nostra Lady, nel senso di oscura. (Ma se invece l'album fosse segno d'una sua 'fedeltà' a quel nostro incontro.?..Ma no, scemenzee, meglio non pensarci). Anche perché qualche giorno fa mi telefona, non più da Taranto ma da Lecce, dove fa proprio - che così certamente risulta ai più - il tranquillo pensionato, quello stupido Beppe, che taglia corto al mio "Dopo trenta anni, Beppe, ti rifai vivo?" e dice esattamente così: "Senti, non ti faccio giurare perché so che resti sempre l'amico più sicuro, non mi inguaieresti mai, a te lo devo proprio dire. L'avevo giurato e l'ho fatto. Così lei le ha pagate tutte. La Dark Lady che ti aveva messo le corna, gliele ho fatte pagare tutte. Anche se, per la verità, era diventata proprio brutta, secca secca. Ciao. eh?" E mette giù, maledetto assassino, senza darmi il tempo di ricordargli che era stato lui, a mettermi - si fa per dire - le corna.

All rights belong to its author. It was published on e-Stories.org by demand of Enzo Rava.
Published on e-Stories.org on 07/05/2011.

 
 

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