E’la Vigilia di Natale
senza fretta cammino
sovrastato da un cielo plumbeo.
Veliero relitto
in mezzo al cemento.
La pioggia fredda s’insinua
tra le crepe del legno
e poi la sento
ancora più giù.
Le palpebre sono pesanti
ma aleggia un’arpa nel cuore.
Poi
la scossa di una brezza
che chiude un capitolo
che ne apre un altro.
Per salutare
il primo sacro vagito
del Bambinello Gesù
per non lasciarlo glissare
nel nepente torpore dell’oblio
come nave in kermesse
con guarnizioni variopinte
impaveserò il mio Labirinto.
La nave (*)
(*=Traslato: L’esistenza, il corso della vita:
“Passa la nave mia colma d’oblio/
per aspro mare”
* Francesco Petrarca)
che la mia nave
almen in questo tempo d’Avvento
non s’imbatta in onde increspate!
Sui propilei del mio Labirinto
del mio delubro dell’Io
d’iridescente madreperla
intarsierò il buon umore
nei suoi meandri lascerò fluire
diafani e puri torrenti di gioia.
Tra i rami tra le foglie tra gli aghi
del mio Albero di Natale
del mio intrecciato biodendro (*)
(* Bio=vita///-dendro=albero///Albero della Vita-Cabala ebraica)
dell’albero
del mio veliero d’alto bordo
tra il frastuono
di vele quadre e bompresso
dal maestral sconquassati
soffocherò il mio crepuscolarismo
le mie sofferte rinunce
le mie inquietudini
le mie malinconiche
gozzaniane tristezze
vi farò brillare
intermittenze
di giochi di luce
di caleidoscopi
di giochi di specchi rotanti
vi accenderò la speranza
vi farò vibrare la fede
e sotto
tra i regali
la carità
druda
vi farò germogliare.
Benvenuto Cristo Gesù
Animae Salvator Meae!
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Published on e-Stories.org on 12/24/2015.
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