Ahimè succede,
dai banchi della scuola fino a tarda età
di fare il verso a chi è poeta.
Che ci vuoi fare
il mondo trabocca d’impudenti.
Ebbene sì,
anche oggi impazza questo vezzo
che uno si trova lì,
e un po’ per abitudine,
un po’ temendo di perdere la mano,
un po’ per non finir nel dimenticatoio,
si sente l’obbligo
di buttar giù di getto qualche verso,
in compiaciuta – a volte criptica – scioltezza.
Così,
vuoi per l’incontinenza del suo ego,
malato d’irrefrenabil sindrome stornella,
vuoi per quell’ossessiva compulsione
che ci condanna notte e dì a star connessi:
plof, plof…ploffete!
eccoti in un lampo
bell’e che scodellata l’ennesima “poesia”!
Eppur ci sta,
di tanto in tanto,
che scappi
di spacciar forzati versi di maniera
per poesia,
E’ umano
che uno ceda inconsapevole
a un filo di retorica,
credendosi poeta
quando è solo prolifico verseggiatore.
Ma è diabolico
che diventi chiodo fisso.
Quel vizio insano di poetarsi addosso
che fa di ogni appiglio
l’ occasione
per disporre frasette libere, rimate, assonanzate
in verticale,
senza che venga il dubbio:
ma questo basta per dire poesia ?
“Benedetto Croce diceva che fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono solo due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. E quindi io, precauzionalmente, preferisco definirmi un cantautore.” (Fabrizio de André)
“Prendi pur la prosa alla leggera, ma non scherzare con la poesia.” (N.d.A.)
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Published on e-Stories.org on 08/18/2019.
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