Gabriele Zarotti

Il diavolo non č mai cosė brutto come lo si dipinge.


Non c’è bisogno di essere credenti per credere nel diavolo. Per esempio, io non credo in Dio, ma sono certo che il diavolo ci sia. Perché Il diavolo esiste a prescindere. Altro che angelo caduto! All’inizio era il diavolo. Lui sì uno e trino. Trino alla superennesima potenza. Forse non li vediamo, ma ogni giorno quando usciamo di casa chissà quanti diavoli ci capita di incrociare. A cominciare dal custode. Quello del palazzo dove abitiamo. Non l’angelo. A volte sono in incognito, a volte no. A volte sono tremendi, a volte meno. A volte uno li cerca, a volte cerca di evitarli. Ma state certi che ne siamo circondati. Il fatto è che quasi sempre hanno l’aspetto di angeli. Che in realtà, dalle origini dell’uomo, sono stati rari come le mosche bianche, o introvabili come gli unicorni. In ogni caso, se mai ci sono stati, sono stati creati ad arte dall’immaginazione dei diavoli. Pura fantasia, insomma. Narrazione consolatoria. Strumento di distrazione. In ogni caso, oggi  quei pochi angeli che c’erano si sono estinti. Li ricorda solo la pubblicità. Che, ovviamente, arriva sempre in ritardo come i treni.

A che pro sto discorso? Non lo so. In effetti quando apro la pagina di Fb, che sembra un angelo benefattore, so di stringere un patto col diavolo. La prima cosa che mi viene chiesta è a cosa sto pensando. E io abbocco. Prendo la sollecitazione alla lettera. Mi lascio andare. Voglio credere. O faccio finta, e cado volutamente nella trappola. Perché mi va di sfogarmi un po’. Confrontarmi. Concedere al mio ego qualche mi piace. Oppure perché penso: e mo’ ti frego, caro Zuckerberg, faccia d’angelo, tu credi di strumentalizzarmi, e io ti fotto: ti uso per comunicare cose che altrimenti rimarrebbero nella penna, inespresse. Illudendomi, ingenuamente, di poter incidere così sulla realtà. Anche se, dalla stanza accanto mi arriva il fruscio della bobina del registratore che girando prende nota, e immortala sentimenti e idee. E chissà che uso perverso farà delle mie parole. E pure delle immagini. Non dimentichiamolo mai. Ma poi dico: al diavolo! E me ne fotto. Considerata la mia età, sono nelle condizione ideali per farlo. Che qualcuno si provi a toccarmi! E del resto è una vita che la mia lingua è glabra. E, in ogni caso, oggi mi gira così. Perché? Voi siete sempre in voi? Prima di pensare ragionate? Se così, siete dei fenomeni. Buon per voi.

Comunque sia, io non riesco proprio a immaginarmi un cielo sopra la città con gli angeli seduti sui palazzi e le cattedrali. Men che mai a Berlino. Invece vedo strade affollate di diavoli. Quelli sì, li vedo tutti i giorni. E comunque so e sento, come il poeta, che ci sono. Anche se hanno facce d’angelo. Talvolta da culo. Ma sempre d’angelo. D’angelo con la faccia da culo. Mentre gli angeli no. Gli angeli non esistono. Così come non esiste Dio. E se mai esiste non c’è. Non è presente. Quindi, è come se non esistesse. Chi ha sganciato la bomba su Hiroshima non era certo un angelo, ma lo è diventato quando, sbarcando su una spiaggia, ha liberato il mondo dal diavolo. Che non era certo un diavolo agli occhi dei suoi connazionali. Tutt’al più un tipetto un po’ tarantolato. Ma alla fine è diventato per tutti la quintessenza del male. La personificazione di Belzebù. Forse Belzebù in persona.

Per molti, soprattutto i giovani che non vedono niente all’infuori di Internet, oggi gli angeli sono persone come Steve Jobs, mentre i diavoli sono i vari Bill Gates. Zuck resta ancora da catalogare. E se invece si trattasse dell’eterno gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo? Un’astuta, ipocrita rappresentazione del sistema? Che ha bisogno di mettere in scena le due facce della stessa medaglia, il bene e il male, come uno dei motori della vita. Ma dove il vero buono, quello puro non c’è! E non basta la santificazione a garantirne l’esistenza! Si tratta di pura astrazione. Mentre il male puro c’è, eccome! E così, Obama è un angelo e Trump un diavolo. Terzani un angelo, Burroughs un diavolo. Mirò un angelo, Bacon il suo contrario. Lennon un cherubino, e Mick Jagger una sorta di Astarotte. Seducente e simpatico, ma pur sempre un diavolo tentatore. La nostra società sì che è bipolare. Altro che noi. Anche se oggi tende sempre più a esaltare e mitizzare il cattivo. Mentre il buono sta perdendo ogni giorno che passa posizioni nella Hit Parade. E soprattutto noi vogliamo il ring. Il combattimento. E chi se ne frega se l’incontro è truccato. Al diavolo! Noi siamo stati indotti a vedere il mondo in questo modo. Con il Bene da una parte e il Male dall’altra. Fa comodo a chi sta sopra. E, tutto sommato, anche a chi sta sotto. Che si è ormai abituato a immaginare un mondo che non c’è. E non potrebbe più rinunciarci. Pena la noia. Forse la disperazione. Un mondo dove nulla è veramente come appare. E perfino lo specchio non rimanda mai l’ immagine esatta della realtà. E se, in un modo o nell’altro, chi più chi meno, sotto mentite spoglie fossimo tutti diavoli? 

 

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Published on e-Stories.org on 08/01/2018.

 
 

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