Cantami ancora, o Musa, del fuoco,
che ardente divampa in cuore d’eroe,
quel Pelide Achille, invincibile forza,
che in furia di morte si levò alto,
tra polvere e sangue, pianto e ferite.
Di bronzo e d’acciaio splende la notte,
sotto il cielo greve di dei contrari,
mentre Ettore corre verso il destino,
figlio di Troia, sotto il nume paterno,
e gli elmi tintinnano di gloria e sventura.
Alti gli scudi s’incontrano e infrangono,
fremiti d’ira e di coraggio sconfinato,
in quel vasto campo di sogni e lamenti,
dove uomini e dei intrecciano sguardi,
e la vita si strappa come fronda d’ulivo.
Ah, Troia – città delle mura superbe,
sotto il peso d’eroi, di antenne e vessilli,
sei madre e rovina dei tuoi figli ardenti;
Achille già strazia il corpo del vinto,
ma nel dolore trova il riscatto del cuore.
Priamo che prega, bacia mani di sangue,
e lacrime unite ora all’orrore
come onde di un mare d’antica memoria –
l’amore che affonda tra schianto e vendetta,
la pietà che sovrasta l’ira e la morte.
***
ILIADE
Il Fato dell’Ira e dell’Eroe
Cantami, Musa, del Pelide Achille,
dell'ira che scuote gli Achei nel tempo
del bronzo e del sangue, del fuoco e dell'oro,
dove il fato è scolpito, ferreo, in mani divine.
Achille piange sull’amico caduto,
lo chiama alla vita, ai giorni vissuti,
ma il fiume del fato scorre implacabile,
sotto l’arco degli dei, indifferenti e supremi.
Ettore, principe forte, tra i venti s’innalza,
la spada in pugno, il cuore che arde,
ma sa, e non cede, che il fato l’attende
al freddo abbraccio di Achille, eterno rivale.
O troiano figlio, o regina figlia,
che piangi su Troia, tra rovine e lamenti,
vedi, il fato non muta per cuore o coraggio,
ma solo gli eroi segna nel tempo per sempre.
Nell’ira si scioglie l’umanità mesta,
nella gloria di guerra il destino rimpiange:
così canto il tuo fato, Ettore e Achille,
che il tempo vi porti nei versi immortali.
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Published on e-Stories.org on 02/22/2020.
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