Deserta
è la spiaggia
del mito lungo i confini.
Grigio il cielo.
Grigio il mare.
Seduto sulla sponda del tempo
osservo l’oceano,
mentre immagini e parole
si confondon nell’abisso
che scolora.
Sono arrivato.
Come immaginarlo,
allora,
quando bastavan poche note per
volar lontano.
Dopo lungo correre,
caso, fortuna, orgoglio,
non l’impresa,
m’han portato qui
all’altro capo della terra,
estremità
del mondo nuovo.
Il sogno s’è compiuto.
E nel tumulto di emozioni
salgono improvvisi i versi del poeta
e travolgono ragione e sentimento,
squassando come magnetica tempesta
quel che resta del piccolo mio essere
fino alle lacrime
………………………………………………
“ecco, la terra sfuma e si profonda
dentro la notte fulgida del cielo.
………………………………………………………
soffio possente d’un fatale andare,
oltre la morte; e m’è nel cuor, presente
come in conchiglia murmure di mare.
O squillo acuto, o spirito possente,
che passi in alto e gridi, che ti segua!
ma questo è il Fine, è l’Oceano, il Niente
e il canto passa ed oltre noi dilegua.” *
…………………………………………….
Io mi fermo qui,
tanto mi basta.
A poco serve sgambettare e sgomitare.
Bene è ristare,
più oltre non credo valga andare.
(Santa Monica, quel giorno d’ottobre 1989,)
* Da “Alexandros” di Giovanni Pascoli.
All rights belong to its author. It was published on e-Stories.org by demand of Gabriele Zarotti.
Published on e-Stories.org on 11/20/2021.
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