La poetica di Bruno Mancini sprigiona luminose scintille di feconda creatività, intona squillanti acuti di ardente pathos, raggiunge floridi apici di effervescente vivacità. Un dettato lirico il suo, che, con una certa frequenza, indugia su questa naturale realtà immanente, perché esclusivamente spingendosi in profondità del suo senso, concedendole sensibile accoglienza nella mente, si può raggiungere lo scopo di una maggior sentimento di solidarietà umana, di comprensione e d'indulgenza verso gli altri. Bruno è un vate, ovvero un profeta lirico, d'intensa, d’idealistica illuminazione, che, con rilevante magistero, con consistente ritmo, con intenso fervore, nell’universo circostante irradia la sua energia totalizzante, la sua veracità istintiva. I sentimenti dell'Artista estrosamente si amalgamano nella loro più elativa concezione lirica, in uno scenario sublime che considera l’umano sentire. Bruno Mancini è il regista di una rappresentazione scenica in soluzione romantica, ora idealista ora sentimentale, in cui si alternano gioie e dolori, che il regista-poeta denuncia e filma in immagini che si propagano nelle eco di confessioni, di emozioni in divenire. L’estetica versificatoria di questo poeta è lessicalmente, idiomaticamente policroma, eclettica, un fantasmagorico caleidoscopio di emozioni. Bruno è un funambolo che, con accattivante brio, si esalta nei virtuosismi di appassionanti parole. La sua genialità consiste nel dare forza e senso ai suoi afflati, tanto da veicolarli, emotivamente, vividamente, come onde radio ad alta frequenza. Il suo repertorio poetico è un sentiero intarsiato di gemme eterocromatiche, un divenire che trascende il tempo. L’Ischitano di frequente ricorre alla riproposizione verbale, onde apportare ai suoi versi maggiore armonia, come pure per metterne in evidenza, con eleganza, la valenza semantica. Valenza di frequente distinta, in considerazioni dissimili, poetando non esclusivamente con contenuti autoreferenziali, bensì innalzando sé stesso a grande nobiltà di spirito, in virtù delle sue analisi e delle sue meditazioni relative a variegate, con oggettive rappresentazioni tematiche. L’estetica manciniana è trapunta di orfismo, di ricami magicamente, evocativamente lirici. Da una lettura psicologica della poetica di Bruno Mancini, si può ipotizzare che sia stato molto autonomo e allo stesso tempo amichevole con tutti, escludendo qualsiasi preconcetto e con una decisa concezione di equità sociale. Per questa ragione è stato alquanto idiosincratico verso gli schemi dettati dalla società. Con considerevole energia egli ha sempre aspirato a reificare le convinzioni riformiste che ha acquisito in gioventù. Una necessità congenita d'indipendenza potrebbe tuttora arrecargli qualche complicazione relazionale in generale.
ESTDEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO
C’É UN DIO DENTRO DI NOI E CI SCALDIAMO PE
RCHÉ EGLI CI AGITA
(Ovidio-Fasti-VI-5)
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Published on e-Stories.org on 05/09/2022.
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