BURLAMACCO
Maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio
Alla denominazione Burlamacco, che fa patente riferimento alle burle di carnevale,
vengono attribuite diverse origini:
Viareggio Perla del Tirreno è divisa da un canale, il cui nome è Burlamacca.
È alquanto verosimile, quindi, che il nome della maschera scaturisca proprio da
ciò, tenendo anche in considerazione che la “compagna” di Burlamacco (Viareggio invernale) si chiama “Ondina”(Viareggio estiva) (*) ...
(*) Raffigurazione di una donna in un morigeratissimo costume da bagno, stile
Art Déco, Anni Venti/Trenta.
..., nome relato alla dinamica dei flussi del canale (*) …
(*) Il Canale Burlamacca, che prende il nome dalla nobile Famiglia lucchese dei
Burlamacchi (poiché, un tempo, attraversava i terreni di questa), attraversa due Circoscrizioni di Viareggio:
- Seconda Circoscrizione: Centro - Marco Polo:
Quartieri dal Canale Burlamacca alla Fossa dell’Abate, confine urbano di nord:
Centro Storico, Marco Polo;
- Terza Circoscrizione: Darsena - Quartieri dal Canale Burlamacca a Torre del
Lago Puccini (Darsena, ex Campo d’Aviazione, Porto e Marina di Levante).
…
Gli artigiani viareggini, agli inizi del XIX secolo, presso il Canale Burlamacca,
realizzavano esclusivamente piccole imbarcazioni per la pesca.
Attualmente l’area si è evoluta talmente da elevarsi a rilevanza cantieristica, es:
Cantieri Benetti.
Il molo fu edificato nel 1577, come estensione del Canale Burlamacca.
Ulteriore congettura è quella che, ancorché remota e meno attendibile, associa il
Burlamacco a un pittore fiorentino, personaggio del Decameron, di Giovanni Boc-
caccio, ovvero a un soggetto fantastico:
il Buffalmacco nemico di Calandrino.
Secondo alcune fonti, il Bonetti avrebbe sostituito il corradicale buffa con burla.
(** Vedi: Appendice)
Il caricaturista Bonetti, il quale disegnava vignette per un giornale umoristico,
si firmava con lo pseudonimo “Burlamacco”.
Burlamacco
Uberto Bonetti
Cenni storici
Burlamacco e la sua compagna Ondina vennero inventati, nel 1930, dal futurista,
pittore e grafico viareggino, Uberto Bonetti (*)
...
(*) Uberto Bonetti (Viareggio, 31 gennaio 1909 - Viareggio, 10 aprile 1993).
Pittore e disegnatore.
Discente del pittore e scrittore Lorenzo Viani (Viareggio, 1° novembre 1882 -
Ostia, 2 novembre 1936), studiò a Lucca, presso l’Accademia di Belle Arti.
Era il 1930 quando gli fu presentato Filippo T. Marinetti, padre del Futurismo,
di cui, poi, Bonetti metabolizzò e iconografizzò tutti i teoremi propagandistico -ideologici.
..., onde risaltare il manifesto pubblicitario dell’edizione 1931 del Carnevale.
Stando a quanto narrato dallo stesso Bonetti, fu il Comitato del Carnevale, nel
1930, a commissionargli, dopo aver vinto il relativo concorso, l’affiche pubblicitaria per l’edizione 1931(Questa edizione, apprezzatissima, rimase invariata fino al 1935).
Dopo vari esperimenti, sul suo desk da disegno, Bonetti si vide un patchwork di
tessuti variopinti, mutuati da varie maschere della Commedia dell’Arte nazionale.
Fu così che l’avanguardista Burlamacco divenne icona allegorica del Carnevale
viareggino.
Burlamacco, viso con maquillage da pagliaccio, mise a forma di tubo (*), risultato
di uno studio geometrico di cilindri e cerchi (*) ...
(*) L’abito tubolare richiama:
-la tuta di Ernesto Michahelles:
Firenze, 21 agosto 1893 - Marina di Pietrasanta, 29 aprile 1959, assai noto come
“Tahyaht”.
Artista poliedrico e riformista:
orafo, designer, pittore, scultore, inventore.
Filoneista, la sua Arte è contrassegnata da raffinate geometrie rese icastiche da
figure e linee sintetiche, nonché, soprattutto nella moda, da ibridi cromatico-geometrici, particolarmente avanguardisti per la Cultura della sua fase socio-storica.
- gli esperimenti di Fortunato Depero:
“Fondo, 30 marzo 1892-Rovereto, 29 novembre 1960”.
Grande Esponente del Futurismo:
pubblicitario, pittore, scultore.
Tra i suoi idoli:
Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti.
..., di tendenza futurista, è la sintesi, un ibrido di peculiarità e di elementi di altre
maschere nazionali del periodo:
la bianca e ampia gorgiera da Capitan Fracassa alias:
Capitano Rodomonte Spaventa.
È una maschera tradizionale della Liguria del XI secolo), il mantello nero, svolazzante, dal
Dottor Balanzone ( Balanzone: da balanza, bilancia, allegoria della Giustizia - È una
maschera di origine bolognese, la nera nappa da cipria sull’addome, dal camicione di Pierrot (La maschera di Pierrot nasce in Italia verso la fine del Cinquecento, ad opera di Giovanni Pellesini, attore della Compagnia dei Gelosi), il costume a scacchi bianco-rossi (questi due colori, inoltre, come dichiarato dallo stesso Bonetti, rappresentano i colori degli ombrelloni e delle maglie dei bagnini viareggini) da Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), la feluca rossa e allungata da Rugantino (Rugantino è una maschera teatrale che rappresenta uno stereotipo romanesco:
“er bullo trasteverino”.
Tuttavia, il cappello richiama anche la lucerna dei Carabinieri e il copricapo dei
marinai dei Viareggio).
Bonetti gli fece far compagnia da Ondina, una ragazza in costume da bagno, che
richiamava alcune maschere femminili, tra cui Colombina (Colombina, veneziana, è la maschera femminile più nota del Carnevale. Servetta spiritosa, leggiadra, affascinante, scaltra. Arlecchino al femminile).
Nell’affiche del 1931 la coppia procede lungo i moli, tenendosi per mano.
Sul lato destro di Burlamacco vi sono i cantieri navali e le darsene (a enfatizzare
i suoi natali marinari), mentre sul lato sinistro di Ondina vi sono gli stabilimenti balneari (ad allegorizzare il turismo e la vita mondana delle estati viareggine).
Al suo debutto, alla maschera non fu dato un nome, se non nel 1939.
La denominazione “Burlamacco” fu subito un successo, non soltanto nell’ambito
del Comitato che l’aveva commissionata, ma anche nell’intero ambito cittadino.
Il battesimo ebbe luogo in occasione di un veglione, a casa della Famiglia Speziali
(Viareggio-Via Giuseppe Mazzini), con “aspersione” a base di champagne.
Testimoni del “sacramento” furono i convitati alla kermesse danzante.
Il battesimo ufficiale e pubblico del Burlamacco ebbe luogo in Firenze, presso
il Teatro Comunale, tramite trascrizione su carta pergamena, recante in calce paraf-
fa di Bonetti e controparaffa dei procuratori del Comitato e del Dopolavoro.
Congiuntamente si battezzò anche “Ondina”.
Nondimeno, lo stesso anno, sull’affiche, non comparve Burlamacco, bensì una
sorta di somigliante clown a mezzo busto, con costume bianco, richiamante Pierrot.
Dopo l’incoronazione ufficiale, sulla rivista Viareggio in maschera, si legge:
Burlamacco saluta Re Carnevale, con questi umoristici versi, vergati dal giornalista e scrittore viareggino, Cravache.
(*** Vedi: Appendice):
“In me vedi l’interprete bisbetico e bislacco,
il popolano autentico chiamato Burlamacco
nome che non registra la dotta biblioteca
ma che ripete il fosso sacro all’anguilla cieca …”.
Il riconoscimento di Burlamacco a icona ufficiale venne sancito pure dal carro
“Il primo rampollo”, di Prometeo Cattani, che raffigurava, invero, l’entourage di Re Carnevale che, accompagnato da squillanti trombe e festose martinelle, proclamava urbi et orbi che il Sovrano dell’allegria aveva trovato, infine, un validissimo erede.
Nel 1940 Burlamacco tornò sull’affiche ufficiale del Carnevale di Viareggio e,
in virtù di un magistrale assemblaggio fotografico, diede l’impressione di levitare sulla gente che prendeva parte alla parata.
Ondina era assente e Burlamacco pareva un punto bianco e rosso in una venusta
iconografia bianco-nera.
Dopo la II guerra mondiale, Burlamacco ricomparve, nella classica posizione a
“X” a sfondo bianco, sull’affiche, senza la compagna Ondina, la quale, a prescindere da una fugace meteora del biennio 1961-1962 (1961= trentennale di Burlamacco), in cui si ripropose l’affiche del 1931, scomparve fino al 1980.
Nel 1947 troviamo Burlamacco in pineta o sulla spiaggia, al mare.
Nel 1954 è capofila di un entourage di policrome maschere.
Nel 1956 procede gioioso in un’iconografia stilisticamente riadattata del Corso
di Viareggio.
Negli anni successivi al 1962, il demiurgo Bonetti produsse altre, nuove versioni
stilistiche del Burlamacco, pubblicate sulle affiche del Carnevale, come, a esempio
il modello ibrido Neodadaismo - Pop Art del 1967 Raffigurazione del Burlamacco a
mezzo busto, ricorrendo al finto collage, avvicendando i colori bianco-rossi con i colori bianco-
neri e allogandogli sul capo un cappello rosso acceso.
Bonetti smembrò Burlamacco in una sequela di variopinte geometrie, ricomponendolo in una
grafica raffinata e preziosa.
Nel 1968 Bonetti prese spunti stilistici da certe Correnti Artistiche del momento
e “aggiustò” Burlamacco nella logica della Optical Art, in un gioco cinetico di tratti mobili.
Nel 1973 Bonetti vestì Burlamacco, che sembrava debordare dall’Affiche, di un
costume a scacchi quadrati.
Il 1979 vide molti “Burlamacco” intenti a giocare con stelle filanti.
Nel 1980/81 Ondina indossò uno stringatissimo bikini bianco.
Burlamacco, danzando sulle onde, indossò un costume postmoderno su una base
bianco-crema, caratterizzato da triangoli e trapezi rosso porpora.
Nel tempo, Burlamacco subì diverse metamorfosi, rimanendo, però, abbastanza
omogeneo con il prototipo iniziale e, come lui, anche Ondina.
Il 21 dicembre 1988, Burlamacco fu ufficializzato quale maschera di Viareggio
e fu “cooptato” nel Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma.
Questa riproduzione, conforme al prototipo di Uberto Bonetti del 1931, portava
un costume creato, in Firenze, da Cerratelli Case di Moda.
I costruttori di carri realizzarono la testa di carta a calco.
Ma il Burlamacco è famoso anche all’estero.
Una sua figura monumentale in carta a calco è esposta al Museo dell’Uomo di
Parigi.
Alla base della statua parigina fu posta una dicitura, provvista della fotografia
di un mascherone sulla marina di Viareggio.
Nell’affiche del Carnevale 1990, Burlamacco, a cui è stato ridato il mantello, è
stato collocato in posizione più spigliata, vivace, spiccatamente riformatrice, se comparata con l’originaria idea richiamante la croce di Sant’Andrea e avanza sorridendo portano una maschera nella sua mano destra.
Curiosità varie
Al Burlamacco è dedicato il Trofeo Burlamacco Coppa Carnevale di vela, che viene
organizzato dal Club Nautico Versilia e dalla Lega Navale Italiana, sezione di Viareggio.
LA CANZONE DEL CARNEVALE DEL 1932
É carneval,
o mio tesor,
in riva al mar,
godrai l’amor.
Canti e baci
mascherina
giovane e bella,
di te sorride
il più bel giorno
di carneval.
(**) Appendice
Bonamichus Magistri Martini, alias Buffalmacco.
Medico, speziale e pittore (Firenze, 1290-1340).
Nella sua Arte molto flebilmente riverberano gli influssi di Giotto, mentre più
icastica è l’incidenza dell’Arte Gotica.
Attivissimo, in quanto pittore, in Firenze, Pisa, Faenza, Arezzo, Bologna, Assisi.
Quantunque molte opere di Buffalmacco siano scomparse, ne resta ancora un
cospicuo numero e, tra queste, la più imponente:
“Il Camposanto di Pisa”.
(Per il pittore Buffalmacco andrebbe redatto un saggio a parte).
A Buffalmacco dedica spazio il Vasari nell’opera Vite, dove lo identifica nel
pittore decameroniano intento, con Bruno e Calandrino, a ricercar l’eliotropia:
“l’erba che rende invisibili”.
Franco Sacchetti Poeta e novelliere italiano. Firenze, 1330-San Miniato, Pisa, 1400.
Mercante, si spostò tantissimo.
Partecipò alacremente alla politica fiorentina.
Rivestì il ruolo di Podestà, di Rappresentante del Comune in località difficili da gestire,
come, a esempio:
Bibbiena, San Miniato, Faenza, etc., nella sua opera Trecento novelle, lo inserisce
nella copiosa, comica ed esilarante aneddotica.
Nella produzione boccaccesca, Buffalmacco viene inserito in un canovaccio
assimilabile, nelle favole, a quello dell’astuta volpe.
Questo Buffalmacco è scaltro, oculato e, soprattutto, gaudente.
È sempre pronto a giocare scherzi agli sciocchi (Calandrino, Mastro Simone,
etc.), che egli reputa, oltre che vanagloriosi, anche stupidamente saccenti.
Lo scherzo, nella cultura boccaccesca, ma soprattutto nella realtà del pittore,
si assurge a compensatoria vendetta intellettuale <processo di opposizione (***)>, compensatoria per quel che concerne i soprusi che, Buffalmacco pittore, deve subire.
A esempio, dal Vescovo di Arezzo, uno dei suoi tanti committenti.
Buffalmacco usa la propria intelligenza utilitatis causa, id est per raggiungere
un esito positivo in una situazione di iniziale svantaggio, ergo, ribaltandola.
Il Vasari, di lui, dice:
Buonamico di Cristofano, detto Buffalmac [c] o, pittore ,fiorentino, il , qual fu Discepolo
d’Andrea Tafi, e come uomo burlevole celebrato da messer Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone, fu, come si sa, carissimo compagno di Bruno e di Calandrino, pittori ancor essi faceti e piacevoli e, come si può vedere nell’opere sue sparse per tutta Toscana, di assai buon giudizio nell’arte sua del dipignere. (Testo originale)
L’Arte Pittorica del Buffalmacco si distingue per il brusco e aspro realismo,
in alcune opere per la gigantesca miniatura, per la simbologia a sfondo etico.
Il Buffalmacco eccelle nella sinopia Colore rosso - bruno derivato da una particolare
varietà di ocra, usato un tempo nei disegni preparatori per gli affreschi; disegno eseguito con
tale colore.
Carnevale di Viareggio
Il Re Carnevale
di Viareggio
Processo di opposizione (***)
Sembra pressoché obbligatorio relazionare lo scherzoso pittore Buffalmacco con
il Carnevale e ai suoi scherzi, anzi, lo si potrebbe identificare in un “Re Carnevale ante-litteram”.
Il Carnevale è la kermesse nella quale maggiormente si manifesta il Processo di
opposizione, vale a dire quel fenomeno in cui l’etnologo francese Claude Levi Strauss pone la chiave di lettura e di comprensione dei rituali folkloristici e delle leggende popolari.
Opposizione tra Profano (Il Carnevale) e Sacro (La Quaresima).
Il Carnevale è gioiosa spensieratezza, edonismo, ricchezza.
La Quaresima è malinconia, rinuncia ai piaceri, preghiera.
Ma, soprattutto, Il Carnevale è l’occasione per dare la stura a tante frustrazioni.
È l’occasione in cui, l’uomo qualunque, può, esclusivamente in virtù della satira,
scagliare saette contro il Potere, che gli concede questa effimera compensazione, prima di ristabilire le gerarchie dell’ordine costituito.
Quaresima
Immagine virtuale
*
Burlamacco
Spirito di felicità,
Burlamacco,
generato nel luogo in cui
i flutti del Tirreno
si accostano.
Tu splendi,
con i colori del bianco e del rosso,
di un futurista,
spensierata fantasia oscillante.
La tua vitalità e la tua denominazione
dalla Burlamacca,
dal suo facile flusso,
a galoppare,
hai iniziato.
Costume gaio il tuo,
un patchwork,
il tuo spirito,
di un’aurora in maschera
sono i riflessi.
Di Balanzone indossi la cappa,
di Capitan fracassa,
la sua imponente gorgiera.
E di Pierrot,
un accenno di luminosità,
il suo bianco bottone,
e lucenti,
e arditi,
di Arlecchino esibisci i diamanti.
Del Tirreno,
la tua regina,
è Ondina.
Con lei,
dove in estate c’è stato il sole,
tu balli.
Ma che scenario allegro,
ma che fidanzati giocondi,
del Carnevale,
il cuore,
incessantemente
entusiasta rendete.
Un tocco di arte,
di Bonetti il pinceau,
alito ti ha dato
con un debutto felice.
Danzanti,
da intrepide affiche,
di Viareggio,
l’anima
voi completate.
Attraverso il tempo,
attraverso i conflitti,
riecheggia la tua ilarità,
di un saltimbanco il ballo,
che arreca l’allegria.
Dalla Versilia alla Senna,
continuamente ammalia il tuo lascito.
Che squilli la musica,
che si infiammino le tinte,
che si ricolmi di coriandoli,
il cielo.
Burlamacco,
fin dove
neanche una volta
si smorzerà il riso,
conduci tu il lungo corteo.
Gaio amico,
coraggioso emblema,
infinito sei tu,
del carnevale,
sei l’anima.
Sorridi e danza di nuovo,
Burlamacco,
di Viareggio,
nel cuore,
incessantemente tu dominerai.
(***) Appendice
Umberto Boni “Cravache”
(Roma, 28 dicembre 1872-Mauthausen, 2 novembre 1944)
Cravache (sostantivo femminile francese) = sferza, frustino, scudiscio.
Romano di nascita, figlio di un alto ufficiale della Dinastia dei Savoia, il Nobile
Umberto Boni, Conte per l’esattezza, fece il suo debutto, sull’affascinante proscenio versiliese, nell’aprile-maggio di esattamente un secolo fa, vale a dire del 1911.
Contestualmente, egli cominciò a cooperare con l’ebdomadario Viareggio Rivista
balneare e climatica del Tirreno.
Rapidamente il Conte Boni venne identificato nell’ubi consistam del gossip, dei
fatti di cronaca della Versilia in generale e di Viareggio in particolare, non disdegnando raid nel mondo della Cultura, sia Teatro sia Letteratura (il Conte era anche poeta e saggista).
Altra qualità, il salottiero Conte era un perfetto promotore di festaioli, gaudenti
avvenimenti di Alta Società.
Il Conte intratteneva ottimi rapporti con molti illustri personaggi.
In particolare, era amico di:
- Moses Levy (Pittore italiano. Tunisi, 1885-Viareggio, 1968);
- Giacomo Puccini (Compositore italiano. Lucca, 22 dicembre 1858-Bruxelles,
29 novembre 1924. Uno dei massimi operisti della Storia);
- Giuseppe Tabarracci Chirurgo.
Un tempo, lungo il corridoio dell’omonimo ospedale di Torre del Lago Puccini, era collocato
un busto del chirurgo, opera dello scultore, grafico e ritrattista viareggino, Inaco Biancalana;
- Icilio Sadun (Musicista.
Sommo celebratore del Carnevale Viareggino, ed eccelso collaboratore di Giacomo Puccini,
nella trascrizione delle partiture;
- Elpidio Jenco (Poeta. Capodrise <CE>- 1892/1959.
Il 27 e il 28 ottobre 1989, a Viareggio, si è svolto un convegno di studi su Jenco
<Elpidio Jenco e la Cultura del Primo Novecento>, ivi stabilitosi dopo la Prima guerra mondiale);
- Enrico Pea.
Poeta, scrittore e impresario teatrale.
Seravezza/Alta Versilia/Lucca, 29 ottobre 1881-Forte dei Marmi, 11 agosto 1958. Ineguagliabile nel tratteggiare scene di prosa popolaresca.
Il Conte Boni è anche un infuocato sostenitore e celebratore del Carnevale, che
relaziona, inscindibilmente, alla Viareggio estiva, quella delle vacanze al mare.
Promotore e intrattenitore di party e gala vari, impenitente tombeur-de-femmes,
il Conte Boni, fra il ‘30 e il ‘40, coopera stabilmente con il rotocalco accreditato “Viareggio in maschera”.
Ecco come egli tratteggia parole originali e ufficiali di Boni, in un inserto del 1932,
l’avanzata dei carri allegorici per la via principale di Viareggio:
“Trainati da due o tre paia di buoi escono i carri.
Fra l’uno e l’altro si addensano le automobili, l
e mascherate a piedi e la folla irrequieta e gioconda.
Alcuni sono giganteschi, larghi come il viale,
alti fino quasi a sfiorare i fili del telegrafo.
In virtù di occulti congegni tutto si muove,
gira, dondola, oscilla.
Le comparse in costume schierate, accoccolate,
in bilico, cantano a squarciagola
la loro canzonetta e con le braccia e le gambe
accompagnano il ritmo della musica,
il beccheggio del carro,
senza tregua come se anch’esse
avessero inghiottito un congegno”.
Con “Cravache”, suo nome di battaglia, il Conte ufficializza e notifica la propria
paternità di cinque testi di canzoni ufficiali del Carnevale:
“Carnevale Azzurro” del 1923 (musica di Michele Orselli);
“Carnevale a Viareggio” del 1924 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale in Primavera” del 1930 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale di Baci” del 1932 (musica di Michele Orselli);
“Globuli Rossi” del 1948 (musica di Icilio Sadun).
Nell’anno (1948) in cui viene pubblicata (era stata composta prima dell’ultimo
conflitto mondiale), “Globuli Rossi” viene consacrata canzone ufficiale dell’anno, a voler simboleggiare una specie di ossequio post-mortem al deceduto (1944) Conte Umberto Boni.
La morte del Conte è, univocamente, epica e tragica.
A posteriori dell’esautorazione di Benito Mussolini dalla carica di Duce 25 luglio
1943, Umberto Boni versifica delle satire sullo sbriciolamento del totalitarismo littorio, glorificando e magnificando l’anelata, un tempo perduta, libertà.
Nel periodo in cui Viareggio è occupata dai Nazisti, il Conte Umberto Boni, nel
Gran Caffè Chantant Margherita, incappa in un diverbio con un sottufficiale nazista, il quale dà per scontato il trionfo del Nazi-Fascismo.
Cravache, coram populo, replica sferzantemente (si rammenta il significato della
parola francese “Cravache”=Sferza, frustino, scudiscio) e veementemente al militare, proclamando che la sovranità popolare e l’indipendenza avranno la meglio sulla ferocia nazista.
Sono gli inizi del 1944 e Cravache viene confinato transitoriamente nel lager di
Fossoli (Carpi, in provincia di Modena) e, da lì, trasferito a Mauthausen Austria),
ove viene assassinato (2 novembre 1944).
Umberto Boni, nel contesto dei notabili relati al Carnevale di Viareggio, sembra
pressoché orficamente circonfuso di un’aura epica e non esclusivamente a causa della tragica morte in un lager dell’efferatezza nazista.
Il suo profilo personale e storico non è abbastanza dettagliato.
Infatti, ancora adesso, si è in possesso di un’unica sua fotografia.
Tuttavia, esistono taluni ritratti umoristici che lo raffigurano asciutto, pressoché
emaciato, raffinato, viso dai lineamenti nobili, “lunettes-à-pince-nez” (occhiali a morsetto).
Sebbene i dettagli biografici sul Conte siano esigui e insufficienti, si possiedono,
per contro, copiose creazioni pubblicitarie (pubblicate in numerosi rotocalchi tra il 1910 e il 1944), brani musicali, poesie e pièce di teatro.
La sua Arte, che trae sovente afflato dall’irresistibile charme del Liberty e anche
dal Carnevale cittadino, è permeata di mondanità e di impegno politico.
Mauthausen
BURLAMACCO
Maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio
Alla denominazione Burlamacco, che fa patente riferimento alle burle di carnevale,
vengono attribuite diverse origini:
Viareggio Perla del Tirreno è divisa da un canale, il cui nome è Burlamacca.
È alquanto verosimile, quindi, che il nome della maschera scaturisca proprio da
ciò, tenendo anche in considerazione che la “compagna” di Burlamacco (Viareggio invernale) si chiama “Ondina”(Viareggio estiva) (*) ...
(*) Raffigurazione di una donna in un morigeratissimo costume da bagno, stile
Art Déco, Anni Venti/Trenta.
..., nome relato alla dinamica dei flussi del canale (*) …
(*) Il Canale Burlamacca, che prende il nome dalla nobile Famiglia lucchese dei
Burlamacchi (poiché, un tempo, attraversava i terreni di questa), attraversa due Circoscrizioni di Viareggio:
- Seconda Circoscrizione: Centro - Marco Polo:
Quartieri dal Canale Burlamacca alla Fossa dell’Abate, confine urbano di nord:
Centro Storico, Marco Polo;
- Terza Circoscrizione: Darsena - Quartieri dal Canale Burlamacca a Torre del
Lago Puccini (Darsena, ex Campo d’Aviazione, Porto e Marina di Levante).
…
Gli artigiani viareggini, agli inizi del XIX secolo, presso il Canale Burlamacca,
realizzavano esclusivamente piccole imbarcazioni per la pesca.
Attualmente l’area si è evoluta talmente da elevarsi a rilevanza cantieristica, es:
Cantieri Benetti.
Il molo fu edificato nel 1577, come estensione del Canale Burlamacca.
Ulteriore congettura è quella che, ancorché remota e meno attendibile, associa il
Burlamacco a un pittore fiorentino, personaggio del Decameron, di Giovanni Boc-
caccio, ovvero a un soggetto fantastico:
il Buffalmacco nemico di Calandrino.
Secondo alcune fonti, il Bonetti avrebbe sostituito il corradicale buffa con burla.
(** Vedi: Appendice)
Il caricaturista Bonetti, il quale disegnava vignette per un giornale umoristico,
si firmava con lo pseudonimo “Burlamacco”.
Burlamacco
Uberto Bonetti
Cenni storici
Burlamacco e la sua compagna Ondina vennero inventati, nel 1930, dal futurista,
pittore e grafico viareggino, Uberto Bonetti (*)
...
(*) Uberto Bonetti (Viareggio, 31 gennaio 1909 - Viareggio, 10 aprile 1993).
Pittore e disegnatore.
Discente del pittore e scrittore Lorenzo Viani (Viareggio, 1° novembre 1882 -
Ostia, 2 novembre 1936), studiò a Lucca, presso l’Accademia di Belle Arti.
Era il 1930 quando gli fu presentato Filippo T. Marinetti, padre del Futurismo,
di cui, poi, Bonetti metabolizzò e iconografizzò tutti i teoremi propagandistico -ideologici.
..., onde risaltare il manifesto pubblicitario dell’edizione 1931 del Carnevale.
Stando a quanto narrato dallo stesso Bonetti, fu il Comitato del Carnevale, nel
1930, a commissionargli, dopo aver vinto il relativo concorso, l’affiche pubblicitaria per l’edizione 1931(Questa edizione, apprezzatissima, rimase invariata fino al 1935).
Dopo vari esperimenti, sul suo desk da disegno, Bonetti si vide un patchwork di
tessuti variopinti, mutuati da varie maschere della Commedia dell’Arte nazionale.
Fu così che l’avanguardista Burlamacco divenne icona allegorica del Carnevale
viareggino.
Burlamacco, viso con maquillage da pagliaccio, mise a forma di tubo (*), risultato
di uno studio geometrico di cilindri e cerchi (*) ...
(*) L’abito tubolare richiama:
-la tuta di Ernesto Michahelles:
Firenze, 21 agosto 1893 - Marina di Pietrasanta, 29 aprile 1959, assai noto come
“Tahyaht”.
Artista poliedrico e riformista:
orafo, designer, pittore, scultore, inventore.
Filoneista, la sua Arte è contrassegnata da raffinate geometrie rese icastiche da
figure e linee sintetiche, nonché, soprattutto nella moda, da ibridi cromatico-geometrici, particolarmente avanguardisti per la Cultura della sua fase socio-storica.
- gli esperimenti di Fortunato Depero:
“Fondo, 30 marzo 1892-Rovereto, 29 novembre 1960”.
Grande Esponente del Futurismo:
pubblicitario, pittore, scultore.
Tra i suoi idoli:
Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti.
..., di tendenza futurista, è la sintesi, un ibrido di peculiarità e di elementi di altre
maschere nazionali del periodo:
la bianca e ampia gorgiera da Capitan Fracassa alias:
Capitano Rodomonte Spaventa.
È una maschera tradizionale della Liguria del XI secolo), il mantello nero, svolazzante, dal
Dottor Balanzone ( Balanzone: da balanza, bilancia, allegoria della Giustizia - È una
maschera di origine bolognese, la nera nappa da cipria sull’addome, dal camicione di Pierrot (La maschera di Pierrot nasce in Italia verso la fine del Cinquecento, ad opera di Giovanni Pellesini, attore della Compagnia dei Gelosi), il costume a scacchi bianco-rossi (questi due colori, inoltre, come dichiarato dallo stesso Bonetti, rappresentano i colori degli ombrelloni e delle maglie dei bagnini viareggini) da Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), la feluca rossa e allungata da Rugantino (Rugantino è una maschera teatrale che rappresenta uno stereotipo romanesco:
“er bullo trasteverino”.
Tuttavia, il cappello richiama anche la lucerna dei Carabinieri e il copricapo dei
marinai dei Viareggio).
Bonetti gli fece far compagnia da Ondina, una ragazza in costume da bagno, che
richiamava alcune maschere femminili, tra cui Colombina (Colombina, veneziana, è la maschera femminile più nota del Carnevale. Servetta spiritosa, leggiadra, affascinante, scaltra. Arlecchino al femminile).
Nell’affiche del 1931 la coppia procede lungo i moli, tenendosi per mano.
Sul lato destro di Burlamacco vi sono i cantieri navali e le darsene (a enfatizzare
i suoi natali marinari), mentre sul lato sinistro di Ondina vi sono gli stabilimenti balneari (ad allegorizzare il turismo e la vita mondana delle estati viareggine).
Al suo debutto, alla maschera non fu dato un nome, se non nel 1939.
La denominazione “Burlamacco” fu subito un successo, non soltanto nell’ambito
del Comitato che l’aveva commissionata, ma anche nell’intero ambito cittadino.
Il battesimo ebbe luogo in occasione di un veglione, a casa della Famiglia Speziali
(Viareggio-Via Giuseppe Mazzini), con “aspersione” a base di champagne.
Testimoni del “sacramento” furono i convitati alla kermesse danzante.
Il battesimo ufficiale e pubblico del Burlamacco ebbe luogo in Firenze, presso
il Teatro Comunale, tramite trascrizione su carta pergamena, recante in calce paraf-
fa di Bonetti e controparaffa dei procuratori del Comitato e del Dopolavoro.
Congiuntamente si battezzò anche “Ondina”.
Nondimeno, lo stesso anno, sull’affiche, non comparve Burlamacco, bensì una
sorta di somigliante clown a mezzo busto, con costume bianco, richiamante Pierrot.
Dopo l’incoronazione ufficiale, sulla rivista Viareggio in maschera, si legge:
Burlamacco saluta Re Carnevale, con questi umoristici versi, vergati dal giornalista e scrittore viareggino, Cravache.
(*** Vedi: Appendice):
“In me vedi l’interprete bisbetico e bislacco,
il popolano autentico chiamato Burlamacco
nome che non registra la dotta biblioteca
ma che ripete il fosso sacro all’anguilla cieca …”.
Il riconoscimento di Burlamacco a icona ufficiale venne sancito pure dal carro
“Il primo rampollo”, di Prometeo Cattani, che raffigurava, invero, l’entourage di Re Carnevale che, accompagnato da squillanti trombe e festose martinelle, proclamava urbi et orbi che il Sovrano dell’allegria aveva trovato, infine, un validissimo erede.
Nel 1940 Burlamacco tornò sull’affiche ufficiale del Carnevale di Viareggio e,
in virtù di un magistrale assemblaggio fotografico, diede l’impressione di levitare sulla gente che prendeva parte alla parata.
Ondina era assente e Burlamacco pareva un punto bianco e rosso in una venusta
iconografia bianco-nera.
Dopo la II guerra mondiale, Burlamacco ricomparve, nella classica posizione a
“X” a sfondo bianco, sull’affiche, senza la compagna Ondina, la quale, a prescindere da una fugace meteora del biennio 1961-1962 (1961= trentennale di Burlamacco), in cui si ripropose l’affiche del 1931, scomparve fino al 1980.
Nel 1947 troviamo Burlamacco in pineta o sulla spiaggia, al mare.
Nel 1954 è capofila di un entourage di policrome maschere.
Nel 1956 procede gioioso in un’iconografia stilisticamente riadattata del Corso
di Viareggio.
Negli anni successivi al 1962, il demiurgo Bonetti produsse altre, nuove versioni
stilistiche del Burlamacco, pubblicate sulle affiche del Carnevale, come, a esempio
il modello ibrido Neodadaismo - Pop Art del 1967 Raffigurazione del Burlamacco a
mezzo busto, ricorrendo al finto collage, avvicendando i colori bianco-rossi con i colori bianco-
neri e allogandogli sul capo un cappello rosso acceso.
Bonetti smembrò Burlamacco in una sequela di variopinte geometrie, ricomponendolo in una
grafica raffinata e preziosa.
Nel 1968 Bonetti prese spunti stilistici da certe Correnti Artistiche del momento
e “aggiustò” Burlamacco nella logica della Optical Art, in un gioco cinetico di tratti mobili.
Nel 1973 Bonetti vestì Burlamacco, che sembrava debordare dall’Affiche, di un
costume a scacchi quadrati.
Il 1979 vide molti “Burlamacco” intenti a giocare con stelle filanti.
Nel 1980/81 Ondina indossò uno stringatissimo bikini bianco.
Burlamacco, danzando sulle onde, indossò un costume postmoderno su una base
bianco-crema, caratterizzato da triangoli e trapezi rosso porpora.
Nel tempo, Burlamacco subì diverse metamorfosi, rimanendo, però, abbastanza
omogeneo con il prototipo iniziale e, come lui, anche Ondina.
Il 21 dicembre 1988, Burlamacco fu ufficializzato quale maschera di Viareggio
e fu “cooptato” nel Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma.
Questa riproduzione, conforme al prototipo di Uberto Bonetti del 1931, portava
un costume creato, in Firenze, da Cerratelli Case di Moda.
I costruttori di carri realizzarono la testa di carta a calco.
Ma il Burlamacco è famoso anche all’estero.
Una sua figura monumentale in carta a calco è esposta al Museo dell’Uomo di
Parigi.
Alla base della statua parigina fu posta una dicitura, provvista della fotografia
di un mascherone sulla marina di Viareggio.
Nell’affiche del Carnevale 1990, Burlamacco, a cui è stato ridato il mantello, è
stato collocato in posizione più spigliata, vivace, spiccatamente riformatrice, se comparata con l’originaria idea richiamante la croce di Sant’Andrea e avanza sorridendo portano una maschera nella sua mano destra.
Curiosità varie
Al Burlamacco è dedicato il Trofeo Burlamacco Coppa Carnevale di vela, che viene
organizzato dal Club Nautico Versilia e dalla Lega Navale Italiana, sezione di Viareggio.
LA CANZONE DEL CARNEVALE DEL 1932
É carneval,
o mio tesor,
in riva al mar,
godrai l’amor.
Canti e baci
mascherina
giovane e bella,
di te sorride
il più bel giorno
di carneval.
(**) Appendice
Bonamichus Magistri Martini, alias Buffalmacco.
Medico, speziale e pittore (Firenze, 1290-1340).
Nella sua Arte molto flebilmente riverberano gli influssi di Giotto, mentre più
icastica è l’incidenza dell’Arte Gotica.
Attivissimo, in quanto pittore, in Firenze, Pisa, Faenza, Arezzo, Bologna, Assisi.
Quantunque molte opere di Buffalmacco siano scomparse, ne resta ancora un
cospicuo numero e, tra queste, la più imponente:
“Il Camposanto di Pisa”.
(Per il pittore Buffalmacco andrebbe redatto un saggio a parte).
A Buffalmacco dedica spazio il Vasari nell’opera Vite, dove lo identifica nel
pittore decameroniano intento, con Bruno e Calandrino, a ricercar l’eliotropia:
“l’erba che rende invisibili”.
Franco Sacchetti Poeta e novelliere italiano. Firenze, 1330-San Miniato, Pisa, 1400.
Mercante, si spostò tantissimo.
Partecipò alacremente alla politica fiorentina.
Rivestì il ruolo di Podestà, di Rappresentante del Comune in località difficili da gestire,
come, a esempio:
Bibbiena, San Miniato, Faenza, etc., nella sua opera Trecento novelle, lo inserisce
nella copiosa, comica ed esilarante aneddotica.
Nella produzione boccaccesca, Buffalmacco viene inserito in un canovaccio
assimilabile, nelle favole, a quello dell’astuta volpe.
Questo Buffalmacco è scaltro, oculato e, soprattutto, gaudente.
È sempre pronto a giocare scherzi agli sciocchi (Calandrino, Mastro Simone,
etc.), che egli reputa, oltre che vanagloriosi, anche stupidamente saccenti.
Lo scherzo, nella cultura boccaccesca, ma soprattutto nella realtà del pittore,
si assurge a compensatoria vendetta intellettuale <processo di opposizione (***)>, compensatoria per quel che concerne i soprusi che, Buffalmacco pittore, deve subire.
A esempio, dal Vescovo di Arezzo, uno dei suoi tanti committenti.
Buffalmacco usa la propria intelligenza utilitatis causa, id est per raggiungere
un esito positivo in una situazione di iniziale svantaggio, ergo, ribaltandola.
Il Vasari, di lui, dice:
Buonamico di Cristofano, detto Buffalmac [c] o, pittore ,fiorentino, il , qual fu Discepolo
d’Andrea Tafi, e come uomo burlevole celebrato da messer Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone, fu, come si sa, carissimo compagno di Bruno e di Calandrino, pittori ancor essi faceti e piacevoli e, come si può vedere nell’opere sue sparse per tutta Toscana, di assai buon giudizio nell’arte sua del dipignere. (Testo originale)
L’Arte Pittorica del Buffalmacco si distingue per il brusco e aspro realismo,
in alcune opere per la gigantesca miniatura, per la simbologia a sfondo etico.
Il Buffalmacco eccelle nella sinopia Colore rosso - bruno derivato da una particolare
varietà di ocra, usato un tempo nei disegni preparatori per gli affreschi; disegno eseguito con
tale colore.
Carnevale di Viareggio
Il Re Carnevale
di Viareggio
Processo di opposizione (***)
Sembra pressoché obbligatorio relazionare lo scherzoso pittore Buffalmacco con
il Carnevale e ai suoi scherzi, anzi, lo si potrebbe identificare in un “Re Carnevale ante-litteram”.
Il Carnevale è la kermesse nella quale maggiormente si manifesta il Processo di
opposizione, vale a dire quel fenomeno in cui l’etnologo francese Claude Levi Strauss pone la chiave di lettura e di comprensione dei rituali folkloristici e delle leggende popolari.
Opposizione tra Profano (Il Carnevale) e Sacro (La Quaresima).
Il Carnevale è gioiosa spensieratezza, edonismo, ricchezza.
La Quaresima è malinconia, rinuncia ai piaceri, preghiera.
Ma, soprattutto, Il Carnevale è l’occasione per dare la stura a tante frustrazioni.
È l’occasione in cui, l’uomo qualunque, può, esclusivamente in virtù della satira,
scagliare saette contro il Potere, che gli concede questa effimera compensazione, prima di ristabilire le gerarchie dell’ordine costituito.
Quaresima
Immagine virtuale
*
Burlamacco
Spirito di felicità,
Burlamacco,
generato nel luogo in cui
i flutti del Tirreno
si accostano.
Tu splendi,
con i colori del bianco e del rosso,
di un futurista,
spensierata fantasia oscillante.
La tua vitalità e la tua denominazione
dalla Burlamacca,
dal suo facile flusso,
a galoppare,
hai iniziato.
Costume gaio il tuo,
un patchwork,
il tuo spirito,
di un’aurora in maschera
sono i riflessi.
Di Balanzone indossi la cappa,
di Capitan fracassa,
la sua imponente gorgiera.
E di Pierrot,
un accenno di luminosità,
il suo bianco bottone,
e lucenti,
e arditi,
di Arlecchino esibisci i diamanti.
Del Tirreno,
la tua regina,
è Ondina.
Con lei,
dove in estate c’è stato il sole,
tu balli.
Ma che scenario allegro,
ma che fidanzati giocondi,
del Carnevale,
il cuore,
incessantemente
entusiasta rendete.
Un tocco di arte,
di Bonetti il pinceau,
alito ti ha dato
con un debutto felice.
Danzanti,
da intrepide affiche,
di Viareggio,
l’anima
voi completate.
Attraverso il tempo,
attraverso i conflitti,
riecheggia la tua ilarità,
di un saltimbanco il ballo,
che arreca l’allegria.
Dalla Versilia alla Senna,
continuamente ammalia il tuo lascito.
Che squilli la musica,
che si infiammino le tinte,
che si ricolmi di coriandoli,
il cielo.
Burlamacco,
fin dove
neanche una volta
si smorzerà il riso,
conduci tu il lungo corteo.
Gaio amico,
coraggioso emblema,
infinito sei tu,
del carnevale,
sei l’anima.
Sorridi e danza di nuovo,
Burlamacco,
di Viareggio,
nel cuore,
incessantemente tu dominerai.
(***) Appendice
Umberto Boni “Cravache”
(Roma, 28 dicembre 1872-Mauthausen, 2 novembre 1944)
Cravache (sostantivo femminile francese) = sferza, frustino, scudiscio.
Romano di nascita, figlio di un alto ufficiale della Dinastia dei Savoia, il Nobile
Umberto Boni, Conte per l’esattezza, fece il suo debutto, sull’affascinante proscenio versiliese, nell’aprile-maggio di esattamente un secolo fa, vale a dire del 1911.
Contestualmente, egli cominciò a cooperare con l’ebdomadario Viareggio Rivista
balneare e climatica del Tirreno.
Rapidamente il Conte Boni venne identificato nell’ubi consistam del gossip, dei
fatti di cronaca della Versilia in generale e di Viareggio in particolare, non disdegnando raid nel mondo della Cultura, sia Teatro sia Letteratura (il Conte era anche poeta e saggista).
Altra qualità, il salottiero Conte era un perfetto promotore di festaioli, gaudenti
avvenimenti di Alta Società.
Il Conte intratteneva ottimi rapporti con molti illustri personaggi.
In particolare, era amico di:
- Moses Levy (Pittore italiano. Tunisi, 1885-Viareggio, 1968);
- Giacomo Puccini (Compositore italiano. Lucca, 22 dicembre 1858-Bruxelles,
29 novembre 1924. Uno dei massimi operisti della Storia);
- Giuseppe Tabarracci Chirurgo.
Un tempo, lungo il corridoio dell’omonimo ospedale di Torre del Lago Puccini, era collocato
un busto del chirurgo, opera dello scultore, grafico e ritrattista viareggino, Inaco Biancalana;
- Icilio Sadun (Musicista.
Sommo celebratore del Carnevale Viareggino, ed eccelso collaboratore di Giacomo Puccini,
nella trascrizione delle partiture;
- Elpidio Jenco (Poeta. Capodrise <CE>- 1892/1959.
Il 27 e il 28 ottobre 1989, a Viareggio, si è svolto un convegno di studi su Jenco
<Elpidio Jenco e la Cultura del Primo Novecento>, ivi stabilitosi dopo la Prima guerra mondiale);
- Enrico Pea.
Poeta, scrittore e impresario teatrale.
Seravezza/Alta Versilia/Lucca, 29 ottobre 1881-Forte dei Marmi, 11 agosto 1958. Ineguagliabile nel tratteggiare scene di prosa popolaresca.
Il Conte Boni è anche un infuocato sostenitore e celebratore del Carnevale, che
relaziona, inscindibilmente, alla Viareggio estiva, quella delle vacanze al mare.
Promotore e intrattenitore di party e gala vari, impenitente tombeur-de-femmes,
il Conte Boni, fra il ‘30 e il ‘40, coopera stabilmente con il rotocalco accreditato “Viareggio in maschera”.
Ecco come egli tratteggia parole originali e ufficiali di Boni, in un inserto del 1932,
l’avanzata dei carri allegorici per la via principale di Viareggio:
“Trainati da due o tre paia di buoi escono i carri.
Fra l’uno e l’altro si addensano le automobili, l
e mascherate a piedi e la folla irrequieta e gioconda.
Alcuni sono giganteschi, larghi come il viale,
alti fino quasi a sfiorare i fili del telegrafo.
In virtù di occulti congegni tutto si muove,
gira, dondola, oscilla.
Le comparse in costume schierate, accoccolate,
in bilico, cantano a squarciagola
la loro canzonetta e con le braccia e le gambe
accompagnano il ritmo della musica,
il beccheggio del carro,
senza tregua come se anch’esse
avessero inghiottito un congegno”.
Con “Cravache”, suo nome di battaglia, il Conte ufficializza e notifica la propria
paternità di cinque testi di canzoni ufficiali del Carnevale:
“Carnevale Azzurro” del 1923 (musica di Michele Orselli);
“Carnevale a Viareggio” del 1924 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale in Primavera” del 1930 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale di Baci” del 1932 (musica di Michele Orselli);
“Globuli Rossi” del 1948 (musica di Icilio Sadun).
Nell’anno (1948) in cui viene pubblicata (era stata composta prima dell’ultimo
conflitto mondiale), “Globuli Rossi” viene consacrata canzone ufficiale dell’anno, a voler simboleggiare una specie di ossequio post-mortem al deceduto (1944) Conte Umberto Boni.
La morte del Conte è, univocamente, epica e tragica.
A posteriori dell’esautorazione di Benito Mussolini dalla carica di Duce 25 luglio
1943, Umberto Boni versifica delle satire sullo sbriciolamento del totalitarismo littorio, glorificando e magnificando l’anelata, un tempo perduta, libertà.
Nel periodo in cui Viareggio è occupata dai Nazisti, il Conte Umberto Boni, nel
Gran Caffè Chantant Margherita, incappa in un diverbio con un sottufficiale nazista, il quale dà per scontato il trionfo del Nazi-Fascismo.
Cravache, coram populo, replica sferzantemente (si rammenta il significato della
parola francese “Cravache”=Sferza, frustino, scudiscio) e veementemente al militare, proclamando che la sovranità popolare e l’indipendenza avranno la meglio sulla ferocia nazista.
Sono gli inizi del 1944 e Cravache viene confinato transitoriamente nel lager di
Fossoli (Carpi, in provincia di Modena) e, da lì, trasferito a Mauthausen Austria),
ove viene assassinato (2 novembre 1944).
Umberto Boni, nel contesto dei notabili relati al Carnevale di Viareggio, sembra
pressoché orficamente circonfuso di un’aura epica e non esclusivamente a causa della tragica morte in un lager dell’efferatezza nazista.
Il suo profilo personale e storico non è abbastanza dettagliato.
Infatti, ancora adesso, si è in possesso di un’unica sua fotografia.
Tuttavia, esistono taluni ritratti umoristici che lo raffigurano asciutto, pressoché
emaciato, raffinato, viso dai lineamenti nobili, “lunettes-à-pince-nez” (occhiali a morsetto).
Sebbene i dettagli biografici sul Conte siano esigui e insufficienti, si possiedono,
per contro, copiose creazioni pubblicitarie (pubblicate in numerosi rotocalchi tra il 1910 e il 1944), brani musicali, poesie e pièce di teatro.
La sua Arte, che trae sovente afflato dall’irresistibile charme del Liberty e anche
dal Carnevale cittadino, è permeata di mondanità e di impegno politico.
Mauthausen
Burlamacco
Spirito di felicità,
Burlamacco,
generato nel luogo in cui
i flutti del Tirreno
si accostano.
Tu splendi,
con i colori del bianco e del rosso,
di un futurista,
spensierata fantasia oscillante.
La tua vitalità e la tua denominazione
dalla Burlamacca,
dal suo facile flusso,
a galoppare,
hai iniziato.
Costume gaio il tuo,
un patchwork,
il tuo spirito,
di un’aurora in maschera
sono i riflessi.
Di Balanzone indossi la cappa,
di Capitan fracassa,
la sua imponente gorgiera.
E di Pierrot,
un accenno di luminosità,
il suo bianco bottone,
e lucenti,
e arditi,
di Arlecchino esibisci i diamanti.
Del Tirreno,
la tua regina,
è Ondina.
Con lei,
dove in estate c’è stato il sole,
tu balli.
Ma che scenario allegro,
ma che fidanzati giocondi,
del Carnevale,
il cuore,
incessantemente
entusiasta rendete.
Un tocco di arte,
di Bonetti il pinceau,
alito ti ha dato
con un debutto felice.
Danzanti,
da intrepide affiche,
di Viareggio,
l’anima
voi completate.
Attraverso il tempo,
attraverso i conflitti,
riecheggia la tua ilarità,
di un saltimbanco il ballo,
che arreca l’allegria.
Dalla Versilia alla Senna,
continuamente ammalia il tuo lascito.
Che squilli la musica,
che si infiammino le tinte,
che si ricolmi di coriandoli,
il cielo.
Burlamacco,
fin dove
neanche una volta
si smorzerà il riso,
conduci tu il lungo corteo.
Gaio amico,
coraggioso emblema,
infinito sei tu,
del carnevale,
sei l’anima.
Sorridi e danza di nuovo,
Burlamacco,
di Viareggio,
nel cuore,
incessantemente tu dominerai.
All rights belong to its author. It was published on e-Stories.org by demand of Mauro Montacchiesi.
Published on e-Stories.org on 05/10/2022.
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