Mauro Montacchiesi

BURLAMACCO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BURLAMACCO

Maschera ufficiale  del Carnevale di Viareggio

 

Alla  denominazione Burlamacco, che fa patente riferimento alle burle di  carnevale,

vengono attribuite diverse origini:

Viareggio Perla del Tirreno è divisa da un canale, il cui nome è Burlamacca.

È alquanto verosimile, quindi, che il nome della maschera scaturisca proprio da

ciò, tenendo anche in considerazione che la “compagna” di Burlamacco (Viareggio invernale) si chiama “Ondina”(Viareggio estiva) (*) ...

(*) Raffigurazione di una donna in un morigeratissimo  costume da bagno, stile

Art Déco, Anni Venti/Trenta.

..., nome relato alla dinamica dei flussi del canale (*) …

(*) Il Canale Burlamacca, che prende il nome dalla nobile Famiglia lucchese dei

Burlamacchi (poiché, un tempo, attraversava i terreni di questa), attraversa due                                 Circoscrizioni di Viareggio:

- Seconda Circoscrizione: Centro - Marco Polo:

Quartieri dal Canale Burlamacca alla Fossa dell’Abate, confine urbano di  nord:

Centro Storico, Marco Polo;

- Terza Circoscrizione: Darsena - Quartieri  dal Canale Burlamacca a  Torre del                                 

Lago Puccini (Darsena, ex Campo d’Aviazione, Porto e Marina di Levante).

Gli artigiani viareggini, agli inizi del XIX secolo, presso il  Canale Burlamacca,

realizzavano esclusivamente piccole imbarcazioni per la pesca.

Attualmente l’area si è evoluta talmente da elevarsi a rilevanza cantieristica, es:

Cantieri Benetti.

Il molo fu edificato nel 1577, come estensione del Canale Burlamacca.

Ulteriore congettura è quella che, ancorché remota e meno attendibile, associa il

Burlamacco a un pittore fiorentino, personaggio del Decameron, di Giovanni Boc-

caccio, ovvero a un soggetto fantastico:

il Buffalmacco nemico di Calandrino.

Secondo alcune fonti, il Bonetti avrebbe sostituito il corradicale buffa con burla.

 

(** Vedi: Appendice)

Il caricaturista Bonetti, il quale  disegnava vignette per  un giornale  umoristico,

si firmava con lo pseudonimo “Burlamacco”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Burlamacco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uberto Bonetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cenni storici

 

Burlamacco e la sua compagna Ondina vennero inventati, nel 1930, dal futurista,

pittore e grafico viareggino, Uberto Bonetti (*)

...

 

(*) Uberto Bonetti  (Viareggio, 31 gennaio 1909 - Viareggio, 10 aprile 1993).

Pittore e disegnatore.

Discente del pittore e  scrittore Lorenzo  Viani  (Viareggio, 1° novembre 1882 -

Ostia, 2 novembre 1936), studiò a Lucca, presso l’Accademia di Belle Arti.

Era  il  1930 quando gli fu presentato Filippo T. Marinetti, padre del Futurismo,

di cui, poi, Bonetti metabolizzò e iconografizzò tutti i teoremi propagandistico -ideologici.

..., onde risaltare il manifesto pubblicitario dell’edizione 1931 del Carnevale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stando a quanto narrato dallo  stesso Bonetti, fu   il Comitato del Carnevale, nel

1930, a commissionargli, dopo aver vinto il relativo concorso, l’affiche pubblicitaria per l’edizione 1931(Questa edizione, apprezzatissima, rimase invariata fino al 1935).

Dopo vari esperimenti, sul suo desk da disegno, Bonetti si vide un patchwork di

tessuti variopinti, mutuati da varie maschere della Commedia dell’Arte nazionale.

Fu così che l’avanguardista Burlamacco  divenne icona allegorica del Carnevale

viareggino.

Burlamacco, viso con maquillage da pagliaccio, mise a forma di tubo (*), risultato

di uno studio geometrico di cilindri e cerchi (*) ...

(*) L’abito tubolare richiama:

-la tuta di Ernesto Michahelles:

Firenze, 21 agosto 1893 - Marina di Pietrasanta, 29 aprile 1959,  assai noto come

“Tahyaht”.

Artista poliedrico e riformista:

orafo, designer, pittore, scultore, inventore.

Filoneista, la  sua  Arte è contrassegnata da raffinate geometrie rese icastiche da

figure e linee sintetiche, nonché, soprattutto nella moda, da ibridi cromatico-geometrici, particolarmente avanguardisti per la Cultura della sua fase socio-storica.

- gli esperimenti di Fortunato Depero:

“Fondo, 30 marzo 1892-Rovereto, 29 novembre 1960”.

Grande Esponente del Futurismo:

pubblicitario, pittore, scultore.

Tra i suoi idoli:

Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti.

..., di tendenza futurista, è la sintesi, un ibrido di peculiarità e di elementi di altre

maschere nazionali del periodo:

la bianca e ampia gorgiera da Capitan Fracassa alias:

Capitano Rodomonte Spaventa.

È una maschera tradizionale della Liguria del XI secolo), il mantello nero, svolazzante, dal

Dottor  Balanzone  ( Balanzone:  da  balanza,  bilancia,  allegoria  della  Giustizia  -  È   una

maschera di origine bolognese, la nera nappa da cipria sull’addome, dal camicione di Pierrot (La maschera di Pierrot nasce in Italia verso la fine del Cinquecento, ad opera di Giovanni Pellesini, attore della Compagnia dei Gelosi), il costume a scacchi bianco-rossi (questi due colori, inoltre, come dichiarato dallo stesso Bonetti, rappresentano i colori degli ombrelloni e delle maglie dei bagnini viareggini) da Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), la feluca rossa e allungata da Rugantino (Rugantino è una maschera teatrale che rappresenta uno stereotipo romanesco:

“er bullo trasteverino”.

Tuttavia, il cappello richiama anche la lucerna dei Carabinieri e il copricapo dei

marinai dei Viareggio).

Bonetti gli fece far compagnia da Ondina, una ragazza in costume da bagno, che

richiamava alcune maschere femminili, tra cui Colombina (Colombina, veneziana, è la maschera femminile più nota del Carnevale. Servetta spiritosa, leggiadra, affascinante, scaltra. Arlecchino al femminile).

Nell’affiche del 1931 la coppia procede lungo i moli, tenendosi per mano.

Sul lato destro di Burlamacco vi sono i cantieri navali e le darsene (a enfatizzare

i suoi natali marinari), mentre sul lato sinistro di Ondina vi sono gli stabilimenti balneari (ad allegorizzare il turismo e la vita mondana delle estati viareggine).

Al suo debutto, alla maschera non fu dato un nome, se non nel 1939.

La denominazione “Burlamacco” fu subito un successo, non soltanto nell’ambito

del Comitato che l’aveva commissionata, ma anche nell’intero ambito cittadino.

Il battesimo ebbe luogo in occasione di un veglione, a casa della Famiglia Speziali

(Viareggio-Via Giuseppe Mazzini), con “aspersione” a base di champagne.

Testimoni del “sacramento” furono i convitati alla kermesse danzante.

Il battesimo ufficiale e pubblico del  Burlamacco  ebbe luogo in Firenze, presso

il Teatro Comunale, tramite trascrizione su carta pergamena, recante in calce paraf-

fa di Bonetti e controparaffa dei procuratori del Comitato e del Dopolavoro.

Congiuntamente si battezzò anche “Ondina”.

Nondimeno, lo  stesso anno, sull’affiche, non  comparve Burlamacco, bensì una

sorta di somigliante clown a mezzo busto, con costume bianco, richiamante Pierrot.

Dopo l’incoronazione ufficiale, sulla rivista Viareggio in maschera, si legge:

Burlamacco saluta Re Carnevale, con questi umoristici versi, vergati dal giornalista e scrittore viareggino, Cravache. 

 

(*** Vedi: Appendice):

 

“In me vedi l’interprete bisbetico e bislacco,

il popolano autentico chiamato Burlamacco

nome che non registra la dotta biblioteca

ma che ripete il fosso sacro all’anguilla cieca …”.

 

Il riconoscimento di Burlamacco a icona ufficiale venne sancito  pure dal  carro

“Il primo rampollo”, di Prometeo Cattani, che raffigurava, invero, l’entourage di Re Carnevale che, accompagnato da squillanti trombe e festose martinelle, proclamava urbi et orbi che il Sovrano dell’allegria aveva trovato, infine, un validissimo erede.

Nel 1940 Burlamacco tornò sull’affiche ufficiale  del Carnevale di Viareggio  e,

in virtù di un magistrale assemblaggio fotografico, diede l’impressione di levitare sulla gente che prendeva parte alla parata.

Ondina era assente e Burlamacco pareva un punto bianco e rosso in una venusta

iconografia bianco-nera.

Dopo la II guerra mondiale, Burlamacco ricomparve, nella classica posizione  a

“X” a sfondo bianco, sull’affiche, senza la compagna Ondina, la quale, a prescindere da una fugace meteora del biennio 1961-1962 (1961= trentennale di Burlamacco), in cui si ripropose l’affiche del 1931, scomparve fino al 1980.

Nel 1947 troviamo Burlamacco in pineta o sulla spiaggia, al mare.

Nel 1954 è capofila di un entourage di policrome maschere.

Nel 1956  procede  gioioso in un’iconografia stilisticamente riadattata del Corso

di Viareggio.

Negli anni successivi al 1962, il demiurgo Bonetti produsse altre, nuove  versioni

stilistiche del Burlamacco, pubblicate sulle affiche del Carnevale, come, a esempio

il  modello  ibrido  Neodadaismo - Pop  Art del 1967 Raffigurazione del Burlamacco a

mezzo busto, ricorrendo al  finto collage, avvicendando i colori bianco-rossi con i colori bianco-

neri e allogandogli sul capo un cappello rosso acceso.

Bonetti smembrò Burlamacco in una sequela di variopinte geometrie, ricomponendolo in una

grafica raffinata e preziosa.

Nel 1968 Bonetti prese spunti stilistici da certe Correnti Artistiche del momento

e “aggiustò” Burlamacco nella logica della Optical Art, in un gioco cinetico di tratti mobili. 

Nel 1973 Bonetti vestì Burlamacco, che sembrava debordare dall’Affiche, di un

costume a scacchi quadrati.

Il 1979 vide molti “Burlamacco” intenti a giocare con stelle filanti.

Nel 1980/81 Ondina indossò uno stringatissimo bikini bianco.

Burlamacco, danzando sulle onde, indossò un costume postmoderno su una base

bianco-crema, caratterizzato da triangoli e trapezi rosso porpora.

Nel tempo, Burlamacco subì diverse metamorfosi, rimanendo, però, abbastanza

omogeneo con il prototipo iniziale e, come lui, anche Ondina.

Il 21 dicembre 1988, Burlamacco fu ufficializzato  quale maschera di Viareggio

e fu “cooptato” nel Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma.

Questa riproduzione, conforme al prototipo di Uberto Bonetti del 1931, portava

un costume creato, in Firenze, da Cerratelli Case di Moda.

I costruttori di carri realizzarono la testa di carta a calco.

Ma il Burlamacco è famoso anche all’estero.

Una  sua figura  monumentale in carta a  calco è esposta al Museo dell’Uomo di

Parigi.

Alla  base  della statua parigina fu posta  una dicitura, provvista della fotografia

di un mascherone sulla marina di Viareggio.

Nell’affiche  del Carnevale 1990, Burlamacco, a  cui è stato ridato il mantello, è

stato collocato in posizione più spigliata, vivace, spiccatamente riformatrice, se comparata con l’originaria idea richiamante la croce di Sant’Andrea e avanza sorridendo portano una maschera nella sua mano destra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Curiosità varie

 

Al Burlamacco è  dedicato il Trofeo Burlamacco Coppa Carnevale di vela, che  viene

organizzato dal Club Nautico Versilia e dalla Lega Navale Italiana, sezione di Viareggio.

LA CANZONE DEL CARNEVALE DEL 1932

 

É carneval,

o mio tesor,

in riva al mar,

godrai l’amor.

Canti e baci

mascherina

giovane e bella,

di te sorride

il più bel giorno

di carneval.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(**) Appendice

 

Bonamichus Magistri Martini, alias Buffalmacco.

Medico, speziale e pittore (Firenze, 1290-1340).

Nella  sua  Arte  molto flebilmente riverberano gli influssi di Giotto, mentre più

icastica è l’incidenza dell’Arte Gotica.

Attivissimo, in quanto pittore, in Firenze, Pisa, Faenza, Arezzo, Bologna, Assisi.

Quantunque  molte  opere  di  Buffalmacco siano scomparse, ne resta ancora un

cospicuo numero e, tra queste, la più imponente:

“Il Camposanto di Pisa”.

(Per il pittore Buffalmacco andrebbe redatto un saggio a parte).

A  Buffalmacco  dedica  spazio  il  Vasari nell’opera Vite, dove  lo identifica nel

pittore decameroniano intento, con Bruno e Calandrino, a ricercar l’eliotropia:

“l’erba che rende invisibili”.

Franco Sacchetti Poeta e novelliere italiano. Firenze, 1330-San Miniato, Pisa, 1400.

Mercante, si spostò tantissimo.

Partecipò alacremente alla politica fiorentina.

Rivestì  il  ruolo  di  Podestà,  di  Rappresentante del Comune in località difficili da gestire,

come, a esempio:

Bibbiena,  San  Miniato,  Faenza,  etc.,  nella  sua  opera Trecento novelle, lo inserisce

nella copiosa, comica ed esilarante aneddotica.

Nella  produzione  boccaccesca,  Buffalmacco  viene  inserito  in un canovaccio

assimilabile, nelle favole, a quello dell’astuta volpe.

Questo Buffalmacco è scaltro, oculato e, soprattutto, gaudente.

È  sempre  pronto  a  giocare  scherzi agli sciocchi (Calandrino, Mastro Simone,

etc.), che egli reputa, oltre che vanagloriosi, anche stupidamente saccenti.

Lo  scherzo,  nella  cultura  boccaccesca,  ma soprattutto nella realtà del pittore,

si assurge a compensatoria vendetta intellettuale <processo di opposizione (***)>, compensatoria per quel che concerne i soprusi che, Buffalmacco pittore, deve subire.

A esempio, dal Vescovo di Arezzo, uno dei suoi tanti committenti.

Buffalmacco  usa  la  propria  intelligenza utilitatis causa, id est per raggiungere

un esito positivo in una situazione di iniziale svantaggio, ergo, ribaltandola.

Il Vasari, di lui, dice:

Buonamico  di  Cristofano,  detto Buffalmac [c] o, pittore ,fiorentino, il , qual fu Discepolo

d’Andrea Tafi, e come uomo burlevole celebrato da messer Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone, fu, come si sa, carissimo compagno di Bruno e di Calandrino, pittori ancor essi faceti e piacevoli e, come si può vedere nell’opere sue sparse per tutta Toscana, di assai buon giudizio nell’arte sua del dipignere. (Testo originale)

L’Arte  Pittorica  del  Buffalmacco  si  distingue  per  il brusco e aspro realismo,

in alcune opere per la gigantesca miniatura, per la simbologia a sfondo etico.

Il Buffalmacco eccelle nella sinopia Colore rosso - bruno derivato  da una  particolare

varietà di ocra, usato un tempo nei disegni preparatori per gli affreschi; disegno eseguito con

 tale colore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Carnevale di Viareggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Re Carnevale

di Viareggio

 

 

 

 

 

 

Processo di opposizione (***)

 

Sembra pressoché obbligatorio relazionare lo scherzoso pittore Buffalmacco con

il Carnevale e ai suoi scherzi, anzi, lo si potrebbe identificare in un “Re Carnevale ante-litteram”.

Il Carnevale è la kermesse nella quale maggiormente si manifesta il Processo di

opposizione, vale a dire quel fenomeno in cui l’etnologo francese Claude Levi Strauss pone la chiave di lettura e di comprensione dei rituali folkloristici e delle leggende popolari.

Opposizione tra Profano (Il Carnevale) e Sacro (La Quaresima).

Il Carnevale è gioiosa spensieratezza, edonismo, ricchezza.

La Quaresima è malinconia, rinuncia ai piaceri, preghiera.

Ma, soprattutto, Il Carnevale è l’occasione per dare la stura a tante frustrazioni.

È l’occasione in cui, l’uomo qualunque, può, esclusivamente in virtù della satira,

scagliare saette contro il Potere, che gli concede questa effimera compensazione, prima di ristabilire le gerarchie dell’ordine costituito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quaresima

Immagine virtuale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Burlamacco

Spirito di felicità,

Burlamacco,

generato nel luogo in cui

i flutti del Tirreno

si accostano.

Tu splendi,

con i colori del bianco e del rosso,

di un futurista,

spensierata fantasia oscillante.

La tua vitalità e la tua denominazione

dalla Burlamacca,

dal suo facile flusso,

a galoppare,

hai iniziato.

Costume gaio il tuo,

un patchwork,

il tuo spirito,

di un’aurora in maschera

sono i riflessi.

Di Balanzone indossi la cappa,

di Capitan fracassa,

la sua imponente gorgiera.

E di Pierrot,

un accenno di luminosità,

il suo bianco bottone,

e lucenti,

e arditi,

di Arlecchino esibisci i diamanti.

Del Tirreno,

la tua regina,

è Ondina.

Con lei,

dove in estate c’è stato il sole,

tu balli.

Ma che scenario allegro,

ma che fidanzati giocondi,

del Carnevale,

il cuore,

incessantemente

entusiasta rendete.

Un tocco di arte,

di Bonetti il pinceau,

alito ti ha dato

con un debutto felice.

Danzanti,

da intrepide affiche,

di Viareggio,

l’anima 

voi completate.

Attraverso il tempo,

attraverso i conflitti,

riecheggia la tua ilarità,

di un saltimbanco il ballo,

che arreca l’allegria.

Dalla Versilia alla Senna,

continuamente ammalia il tuo lascito.

Che squilli la musica,

che si infiammino le tinte,

che si ricolmi di coriandoli,

il cielo.

Burlamacco,

fin dove

neanche una volta

si smorzerà il riso,

conduci tu il lungo corteo.

Gaio amico,

coraggioso emblema,

infinito sei tu,

del carnevale,

sei l’anima.

 

Sorridi e danza di nuovo,

Burlamacco,

di Viareggio,

nel cuore,

incessantemente tu dominerai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(***) Appendice

 

Umberto Boni “Cravache”

(Roma, 28 dicembre 1872-Mauthausen, 2 novembre 1944)

 

Cravache (sostantivo femminile francese) = sferza, frustino, scudiscio.

Romano di nascita, figlio di un alto ufficiale della Dinastia dei Savoia, il Nobile

Umberto Boni, Conte per l’esattezza, fece il suo debutto, sull’affascinante proscenio versiliese, nell’aprile-maggio di esattamente un secolo fa, vale a dire del 1911.

Contestualmente, egli cominciò a cooperare con  l’ebdomadario Viareggio Rivista

balneare e climatica del Tirreno.

Rapidamente il Conte Boni venne identificato nell’ubi consistam del gossip, dei

fatti di cronaca della Versilia in generale e di Viareggio in particolare, non disdegnando raid nel mondo della Cultura, sia Teatro sia Letteratura (il Conte era anche poeta e saggista).

Altra qualità, il salottiero Conte era un  perfetto  promotore di  festaioli, gaudenti

avvenimenti di Alta Società.

Il Conte intratteneva ottimi rapporti con molti illustri personaggi.

In particolare, era amico di:

- Moses Levy (Pittore italiano. Tunisi, 1885-Viareggio, 1968);

- Giacomo Puccini  (Compositore italiano. Lucca, 22 dicembre 1858-Bruxelles,

29 novembre 1924. Uno dei massimi operisti della Storia);

- Giuseppe Tabarracci Chirurgo.

Un tempo, lungo il corridoio dell’omonimo ospedale di Torre del Lago Puccini, era collocato

un busto del chirurgo, opera dello scultore, grafico e ritrattista viareggino, Inaco Biancalana;

- Icilio Sadun (Musicista.

Sommo  celebratore  del  Carnevale Viareggino, ed eccelso collaboratore di Giacomo Puccini,

nella trascrizione delle partiture;

- Elpidio Jenco (Poeta. Capodrise <CE>- 1892/1959.

Il 27 e il 28 ottobre 1989, a Viareggio, si è svolto un convegno di studi su Jenco

<Elpidio Jenco e la Cultura del Primo Novecento>, ivi stabilitosi dopo la Prima guerra mondiale);

- Enrico Pea.

Poeta, scrittore e impresario teatrale.

Seravezza/Alta Versilia/Lucca, 29 ottobre 1881-Forte dei Marmi, 11 agosto 1958. Ineguagliabile nel tratteggiare scene di prosa popolaresca.

Il Conte Boni  è anche un infuocato sostenitore e celebratore del Carnevale, che

relaziona, inscindibilmente, alla Viareggio estiva, quella delle vacanze al mare.

Promotore e intrattenitore di party e gala vari, impenitente tombeur-de-femmes,

il Conte Boni, fra il ‘30 e il ‘40, coopera stabilmente con il rotocalco accreditato “Viareggio in maschera”.

Ecco  come egli tratteggia parole originali e ufficiali di Boni, in un inserto del 1932,

l’avanzata dei carri allegorici per la via principale di Viareggio:

 

“Trainati da due o tre paia di buoi escono i carri.

Fra l’uno e l’altro si addensano le automobili, l

e mascherate a piedi e la folla irrequieta e gioconda.

Alcuni sono giganteschi, larghi come il viale,

alti fino quasi a sfiorare i fili del telegrafo.

In virtù di occulti congegni tutto si muove,

gira, dondola, oscilla.

Le comparse in costume schierate, accoccolate,

in bilico, cantano a squarciagola

la loro canzonetta e con le braccia e le gambe

accompagnano il ritmo della musica,

il beccheggio del carro,

senza tregua come se anch’esse

avessero inghiottito un congegno”.

 

Con “Cravache”, suo nome di battaglia, il Conte ufficializza e notifica la propria

paternità di cinque testi di canzoni ufficiali del Carnevale:

“Carnevale Azzurro” del 1923 (musica di Michele Orselli);
“Carnevale a Viareggio” del 1924 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale in Primavera” del 1930 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale di Baci” del 1932 (musica di Michele Orselli);
“Globuli Rossi” del 1948 (musica di Icilio Sadun).

Nell’anno  (1948)  in cui viene pubblicata (era stata  composta prima dell’ultimo

conflitto mondiale), “Globuli Rossi” viene consacrata canzone ufficiale dell’anno, a voler simboleggiare una specie di ossequio post-mortem al deceduto (1944) Conte Umberto Boni.

La morte del Conte è, univocamente, epica e tragica.

A posteriori dell’esautorazione di Benito Mussolini dalla carica di Duce 25 luglio

1943, Umberto Boni versifica delle satire sullo sbriciolamento del totalitarismo littorio, glorificando e magnificando l’anelata, un tempo perduta, libertà.

Nel periodo in cui Viareggio è occupata dai Nazisti, il Conte Umberto Boni, nel

Gran Caffè Chantant Margherita, incappa in un diverbio con un sottufficiale nazista, il quale dà per scontato il trionfo del Nazi-Fascismo.

Cravache, coram populo, replica sferzantemente (si rammenta il significato della

parola francese “Cravache”=Sferza, frustino, scudiscio) e veementemente al militare, proclamando che la sovranità popolare e l’indipendenza avranno la meglio sulla ferocia nazista.

Sono gli inizi del 1944 e Cravache viene confinato transitoriamente nel lager di

Fossoli  (Carpi, in provincia di Modena) e,  da lì, trasferito a Mauthausen Austria),

ove viene assassinato (2 novembre 1944).

Umberto Boni, nel contesto dei notabili relati al Carnevale di Viareggio, sembra

pressoché orficamente circonfuso di un’aura epica e non esclusivamente a causa della tragica morte in un lager dell’efferatezza nazista.

Il suo profilo personale e storico non è abbastanza dettagliato.

Infatti, ancora adesso, si è in possesso di un’unica sua fotografia.

Tuttavia, esistono taluni ritratti umoristici che lo raffigurano asciutto, pressoché

emaciato, raffinato, viso dai lineamenti nobili, “lunettes-à-pince-nez” (occhiali a morsetto).

Sebbene i dettagli biografici sul Conte siano esigui e insufficienti, si possiedono,

per contro, copiose creazioni pubblicitarie (pubblicate in numerosi rotocalchi tra il 1910 e il 1944), brani musicali, poesie e pièce di teatro.

La sua Arte, che trae sovente afflato dall’irresistibile charme del Liberty  e anche

dal  Carnevale cittadino, è permeata di mondanità e di impegno politico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mauthausen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BURLAMACCO

Maschera ufficiale  del Carnevale di Viareggio

 

Alla  denominazione Burlamacco, che fa patente riferimento alle burle di  carnevale,

vengono attribuite diverse origini:

Viareggio Perla del Tirreno è divisa da un canale, il cui nome è Burlamacca.

È alquanto verosimile, quindi, che il nome della maschera scaturisca proprio da

ciò, tenendo anche in considerazione che la “compagna” di Burlamacco (Viareggio invernale) si chiama “Ondina”(Viareggio estiva) (*) ...

(*) Raffigurazione di una donna in un morigeratissimo  costume da bagno, stile

Art Déco, Anni Venti/Trenta.

..., nome relato alla dinamica dei flussi del canale (*) …

(*) Il Canale Burlamacca, che prende il nome dalla nobile Famiglia lucchese dei

Burlamacchi (poiché, un tempo, attraversava i terreni di questa), attraversa due                                 Circoscrizioni di Viareggio:

- Seconda Circoscrizione: Centro - Marco Polo:

Quartieri dal Canale Burlamacca alla Fossa dell’Abate, confine urbano di  nord:

Centro Storico, Marco Polo;

- Terza Circoscrizione: Darsena - Quartieri  dal Canale Burlamacca a  Torre del                                 

Lago Puccini (Darsena, ex Campo d’Aviazione, Porto e Marina di Levante).

Gli artigiani viareggini, agli inizi del XIX secolo, presso il  Canale Burlamacca,

realizzavano esclusivamente piccole imbarcazioni per la pesca.

Attualmente l’area si è evoluta talmente da elevarsi a rilevanza cantieristica, es:

Cantieri Benetti.

Il molo fu edificato nel 1577, come estensione del Canale Burlamacca.

Ulteriore congettura è quella che, ancorché remota e meno attendibile, associa il

Burlamacco a un pittore fiorentino, personaggio del Decameron, di Giovanni Boc-

caccio, ovvero a un soggetto fantastico:

il Buffalmacco nemico di Calandrino.

Secondo alcune fonti, il Bonetti avrebbe sostituito il corradicale buffa con burla.

 

(** Vedi: Appendice)

Il caricaturista Bonetti, il quale  disegnava vignette per  un giornale  umoristico,

si firmava con lo pseudonimo “Burlamacco”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Burlamacco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uberto Bonetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cenni storici

 

Burlamacco e la sua compagna Ondina vennero inventati, nel 1930, dal futurista,

pittore e grafico viareggino, Uberto Bonetti (*)

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(*) Uberto Bonetti  (Viareggio, 31 gennaio 1909 - Viareggio, 10 aprile 1993).

Pittore e disegnatore.

Discente del pittore e  scrittore Lorenzo  Viani  (Viareggio, 1° novembre 1882 -

Ostia, 2 novembre 1936), studiò a Lucca, presso l’Accademia di Belle Arti.

Era  il  1930 quando gli fu presentato Filippo T. Marinetti, padre del Futurismo,

di cui, poi, Bonetti metabolizzò e iconografizzò tutti i teoremi propagandistico -ideologici.

..., onde risaltare il manifesto pubblicitario dell’edizione 1931 del Carnevale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stando a quanto narrato dallo  stesso Bonetti, fu   il Comitato del Carnevale, nel

1930, a commissionargli, dopo aver vinto il relativo concorso, l’affiche pubblicitaria per l’edizione 1931(Questa edizione, apprezzatissima, rimase invariata fino al 1935).

Dopo vari esperimenti, sul suo desk da disegno, Bonetti si vide un patchwork di

tessuti variopinti, mutuati da varie maschere della Commedia dell’Arte nazionale.

Fu così che l’avanguardista Burlamacco  divenne icona allegorica del Carnevale

viareggino.

Burlamacco, viso con maquillage da pagliaccio, mise a forma di tubo (*), risultato

di uno studio geometrico di cilindri e cerchi (*) ...

(*) L’abito tubolare richiama:

-la tuta di Ernesto Michahelles:

Firenze, 21 agosto 1893 - Marina di Pietrasanta, 29 aprile 1959,  assai noto come

“Tahyaht”.

Artista poliedrico e riformista:

orafo, designer, pittore, scultore, inventore.

Filoneista, la  sua  Arte è contrassegnata da raffinate geometrie rese icastiche da

figure e linee sintetiche, nonché, soprattutto nella moda, da ibridi cromatico-geometrici, particolarmente avanguardisti per la Cultura della sua fase socio-storica.

- gli esperimenti di Fortunato Depero:

“Fondo, 30 marzo 1892-Rovereto, 29 novembre 1960”.

Grande Esponente del Futurismo:

pubblicitario, pittore, scultore.

Tra i suoi idoli:

Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti.

..., di tendenza futurista, è la sintesi, un ibrido di peculiarità e di elementi di altre

maschere nazionali del periodo:

la bianca e ampia gorgiera da Capitan Fracassa alias:

Capitano Rodomonte Spaventa.

È una maschera tradizionale della Liguria del XI secolo), il mantello nero, svolazzante, dal

Dottor  Balanzone  ( Balanzone:  da  balanza,  bilancia,  allegoria  della  Giustizia  -  È   una

maschera di origine bolognese, la nera nappa da cipria sull’addome, dal camicione di Pierrot (La maschera di Pierrot nasce in Italia verso la fine del Cinquecento, ad opera di Giovanni Pellesini, attore della Compagnia dei Gelosi), il costume a scacchi bianco-rossi (questi due colori, inoltre, come dichiarato dallo stesso Bonetti, rappresentano i colori degli ombrelloni e delle maglie dei bagnini viareggini) da Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), la feluca rossa e allungata da Rugantino (Rugantino è una maschera teatrale che rappresenta uno stereotipo romanesco:

“er bullo trasteverino”.

Tuttavia, il cappello richiama anche la lucerna dei Carabinieri e il copricapo dei

marinai dei Viareggio).

Bonetti gli fece far compagnia da Ondina, una ragazza in costume da bagno, che

richiamava alcune maschere femminili, tra cui Colombina (Colombina, veneziana, è la maschera femminile più nota del Carnevale. Servetta spiritosa, leggiadra, affascinante, scaltra. Arlecchino al femminile).

Nell’affiche del 1931 la coppia procede lungo i moli, tenendosi per mano.

Sul lato destro di Burlamacco vi sono i cantieri navali e le darsene (a enfatizzare

i suoi natali marinari), mentre sul lato sinistro di Ondina vi sono gli stabilimenti balneari (ad allegorizzare il turismo e la vita mondana delle estati viareggine).

Al suo debutto, alla maschera non fu dato un nome, se non nel 1939.

La denominazione “Burlamacco” fu subito un successo, non soltanto nell’ambito

del Comitato che l’aveva commissionata, ma anche nell’intero ambito cittadino.

Il battesimo ebbe luogo in occasione di un veglione, a casa della Famiglia Speziali

(Viareggio-Via Giuseppe Mazzini), con “aspersione” a base di champagne.

Testimoni del “sacramento” furono i convitati alla kermesse danzante.

Il battesimo ufficiale e pubblico del  Burlamacco  ebbe luogo in Firenze, presso

il Teatro Comunale, tramite trascrizione su carta pergamena, recante in calce paraf-

fa di Bonetti e controparaffa dei procuratori del Comitato e del Dopolavoro.

Congiuntamente si battezzò anche “Ondina”.

Nondimeno, lo  stesso anno, sull’affiche, non  comparve Burlamacco, bensì una

sorta di somigliante clown a mezzo busto, con costume bianco, richiamante Pierrot.

Dopo l’incoronazione ufficiale, sulla rivista Viareggio in maschera, si legge:

Burlamacco saluta Re Carnevale, con questi umoristici versi, vergati dal giornalista e scrittore viareggino, Cravache. 

 

(*** Vedi: Appendice):

 

“In me vedi l’interprete bisbetico e bislacco,

il popolano autentico chiamato Burlamacco

nome che non registra la dotta biblioteca

ma che ripete il fosso sacro all’anguilla cieca …”.

 

Il riconoscimento di Burlamacco a icona ufficiale venne sancito  pure dal  carro

“Il primo rampollo”, di Prometeo Cattani, che raffigurava, invero, l’entourage di Re Carnevale che, accompagnato da squillanti trombe e festose martinelle, proclamava urbi et orbi che il Sovrano dell’allegria aveva trovato, infine, un validissimo erede.

Nel 1940 Burlamacco tornò sull’affiche ufficiale  del Carnevale di Viareggio  e,

in virtù di un magistrale assemblaggio fotografico, diede l’impressione di levitare sulla gente che prendeva parte alla parata.

Ondina era assente e Burlamacco pareva un punto bianco e rosso in una venusta

iconografia bianco-nera.

Dopo la II guerra mondiale, Burlamacco ricomparve, nella classica posizione  a

“X” a sfondo bianco, sull’affiche, senza la compagna Ondina, la quale, a prescindere da una fugace meteora del biennio 1961-1962 (1961= trentennale di Burlamacco), in cui si ripropose l’affiche del 1931, scomparve fino al 1980.

Nel 1947 troviamo Burlamacco in pineta o sulla spiaggia, al mare.

Nel 1954 è capofila di un entourage di policrome maschere.

Nel 1956  procede  gioioso in un’iconografia stilisticamente riadattata del Corso

di Viareggio.

Negli anni successivi al 1962, il demiurgo Bonetti produsse altre, nuove  versioni

stilistiche del Burlamacco, pubblicate sulle affiche del Carnevale, come, a esempio

il  modello  ibrido  Neodadaismo - Pop  Art del 1967 Raffigurazione del Burlamacco a

mezzo busto, ricorrendo al  finto collage, avvicendando i colori bianco-rossi con i colori bianco-

neri e allogandogli sul capo un cappello rosso acceso.

Bonetti smembrò Burlamacco in una sequela di variopinte geometrie, ricomponendolo in una

grafica raffinata e preziosa.

Nel 1968 Bonetti prese spunti stilistici da certe Correnti Artistiche del momento

e “aggiustò” Burlamacco nella logica della Optical Art, in un gioco cinetico di tratti mobili. 

Nel 1973 Bonetti vestì Burlamacco, che sembrava debordare dall’Affiche, di un

costume a scacchi quadrati.

Il 1979 vide molti “Burlamacco” intenti a giocare con stelle filanti.

Nel 1980/81 Ondina indossò uno stringatissimo bikini bianco.

Burlamacco, danzando sulle onde, indossò un costume postmoderno su una base

bianco-crema, caratterizzato da triangoli e trapezi rosso porpora.

Nel tempo, Burlamacco subì diverse metamorfosi, rimanendo, però, abbastanza

omogeneo con il prototipo iniziale e, come lui, anche Ondina.

Il 21 dicembre 1988, Burlamacco fu ufficializzato  quale maschera di Viareggio

e fu “cooptato” nel Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma.

Questa riproduzione, conforme al prototipo di Uberto Bonetti del 1931, portava

un costume creato, in Firenze, da Cerratelli Case di Moda.

I costruttori di carri realizzarono la testa di carta a calco.

Ma il Burlamacco è famoso anche all’estero.

Una  sua figura  monumentale in carta a  calco è esposta al Museo dell’Uomo di

Parigi.

Alla  base  della statua parigina fu posta  una dicitura, provvista della fotografia

di un mascherone sulla marina di Viareggio.

Nell’affiche  del Carnevale 1990, Burlamacco, a  cui è stato ridato il mantello, è

stato collocato in posizione più spigliata, vivace, spiccatamente riformatrice, se comparata con l’originaria idea richiamante la croce di Sant’Andrea e avanza sorridendo portano una maschera nella sua mano destra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Curiosità varie

 

Al Burlamacco è  dedicato il Trofeo Burlamacco Coppa Carnevale di vela, che  viene

organizzato dal Club Nautico Versilia e dalla Lega Navale Italiana, sezione di Viareggio.

LA CANZONE DEL CARNEVALE DEL 1932

 

É carneval,

o mio tesor,

in riva al mar,

godrai l’amor.

Canti e baci

mascherina

giovane e bella,

di te sorride

il più bel giorno

di carneval.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(**) Appendice

 

Bonamichus Magistri Martini, alias Buffalmacco.

Medico, speziale e pittore (Firenze, 1290-1340).

Nella  sua  Arte  molto flebilmente riverberano gli influssi di Giotto, mentre più

icastica è l’incidenza dell’Arte Gotica.

Attivissimo, in quanto pittore, in Firenze, Pisa, Faenza, Arezzo, Bologna, Assisi.

Quantunque  molte  opere  di  Buffalmacco siano scomparse, ne resta ancora un

cospicuo numero e, tra queste, la più imponente:

“Il Camposanto di Pisa”.

(Per il pittore Buffalmacco andrebbe redatto un saggio a parte).

A  Buffalmacco  dedica  spazio  il  Vasari nell’opera Vite, dove  lo identifica nel

pittore decameroniano intento, con Bruno e Calandrino, a ricercar l’eliotropia:

“l’erba che rende invisibili”.

Franco Sacchetti Poeta e novelliere italiano. Firenze, 1330-San Miniato, Pisa, 1400.

Mercante, si spostò tantissimo.

Partecipò alacremente alla politica fiorentina.

Rivestì  il  ruolo  di  Podestà,  di  Rappresentante del Comune in località difficili da gestire,

come, a esempio:

Bibbiena,  San  Miniato,  Faenza,  etc.,  nella  sua  opera Trecento novelle, lo inserisce

nella copiosa, comica ed esilarante aneddotica.

Nella  produzione  boccaccesca,  Buffalmacco  viene  inserito  in un canovaccio

assimilabile, nelle favole, a quello dell’astuta volpe.

Questo Buffalmacco è scaltro, oculato e, soprattutto, gaudente.

È  sempre  pronto  a  giocare  scherzi agli sciocchi (Calandrino, Mastro Simone,

etc.), che egli reputa, oltre che vanagloriosi, anche stupidamente saccenti.

Lo  scherzo,  nella  cultura  boccaccesca,  ma soprattutto nella realtà del pittore,

si assurge a compensatoria vendetta intellettuale <processo di opposizione (***)>, compensatoria per quel che concerne i soprusi che, Buffalmacco pittore, deve subire.

A esempio, dal Vescovo di Arezzo, uno dei suoi tanti committenti.

Buffalmacco  usa  la  propria  intelligenza utilitatis causa, id est per raggiungere

un esito positivo in una situazione di iniziale svantaggio, ergo, ribaltandola.

Il Vasari, di lui, dice:

Buonamico  di  Cristofano,  detto Buffalmac [c] o, pittore ,fiorentino, il , qual fu Discepolo

d’Andrea Tafi, e come uomo burlevole celebrato da messer Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone, fu, come si sa, carissimo compagno di Bruno e di Calandrino, pittori ancor essi faceti e piacevoli e, come si può vedere nell’opere sue sparse per tutta Toscana, di assai buon giudizio nell’arte sua del dipignere. (Testo originale)

L’Arte  Pittorica  del  Buffalmacco  si  distingue  per  il brusco e aspro realismo,

in alcune opere per la gigantesca miniatura, per la simbologia a sfondo etico.

Il Buffalmacco eccelle nella sinopia Colore rosso - bruno derivato  da una  particolare

varietà di ocra, usato un tempo nei disegni preparatori per gli affreschi; disegno eseguito con

 tale colore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Carnevale di Viareggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Re Carnevale

di Viareggio

 

 

 

 

 

 

Processo di opposizione (***)

 

Sembra pressoché obbligatorio relazionare lo scherzoso pittore Buffalmacco con

il Carnevale e ai suoi scherzi, anzi, lo si potrebbe identificare in un “Re Carnevale ante-litteram”.

Il Carnevale è la kermesse nella quale maggiormente si manifesta il Processo di

opposizione, vale a dire quel fenomeno in cui l’etnologo francese Claude Levi Strauss pone la chiave di lettura e di comprensione dei rituali folkloristici e delle leggende popolari.

Opposizione tra Profano (Il Carnevale) e Sacro (La Quaresima).

Il Carnevale è gioiosa spensieratezza, edonismo, ricchezza.

La Quaresima è malinconia, rinuncia ai piaceri, preghiera.

Ma, soprattutto, Il Carnevale è l’occasione per dare la stura a tante frustrazioni.

È l’occasione in cui, l’uomo qualunque, può, esclusivamente in virtù della satira,

scagliare saette contro il Potere, che gli concede questa effimera compensazione, prima di ristabilire le gerarchie dell’ordine costituito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quaresima

Immagine virtuale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Burlamacco

Spirito di felicità,

Burlamacco,

generato nel luogo in cui

i flutti del Tirreno

si accostano.

Tu splendi,

con i colori del bianco e del rosso,

di un futurista,

spensierata fantasia oscillante.

La tua vitalità e la tua denominazione

dalla Burlamacca,

dal suo facile flusso,

a galoppare,

hai iniziato.

Costume gaio il tuo,

un patchwork,

il tuo spirito,

di un’aurora in maschera

sono i riflessi.

Di Balanzone indossi la cappa,

di Capitan fracassa,

la sua imponente gorgiera.

E di Pierrot,

un accenno di luminosità,

il suo bianco bottone,

e lucenti,

e arditi,

di Arlecchino esibisci i diamanti.

Del Tirreno,

la tua regina,

è Ondina.

Con lei,

dove in estate c’è stato il sole,

tu balli.

Ma che scenario allegro,

ma che fidanzati giocondi,

del Carnevale,

il cuore,

incessantemente

entusiasta rendete.

Un tocco di arte,

di Bonetti il pinceau,

alito ti ha dato

con un debutto felice.

Danzanti,

da intrepide affiche,

di Viareggio,

l’anima 

voi completate.

Attraverso il tempo,

attraverso i conflitti,

riecheggia la tua ilarità,

di un saltimbanco il ballo,

che arreca l’allegria.

Dalla Versilia alla Senna,

continuamente ammalia il tuo lascito.

Che squilli la musica,

che si infiammino le tinte,

che si ricolmi di coriandoli,

il cielo.

Burlamacco,

fin dove

neanche una volta

si smorzerà il riso,

conduci tu il lungo corteo.

Gaio amico,

coraggioso emblema,

infinito sei tu,

del carnevale,

sei l’anima.

 

Sorridi e danza di nuovo,

Burlamacco,

di Viareggio,

nel cuore,

incessantemente tu dominerai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(***) Appendice

 

Umberto Boni “Cravache”

(Roma, 28 dicembre 1872-Mauthausen, 2 novembre 1944)

 

Cravache (sostantivo femminile francese) = sferza, frustino, scudiscio.

Romano di nascita, figlio di un alto ufficiale della Dinastia dei Savoia, il Nobile

Umberto Boni, Conte per l’esattezza, fece il suo debutto, sull’affascinante proscenio versiliese, nell’aprile-maggio di esattamente un secolo fa, vale a dire del 1911.

Contestualmente, egli cominciò a cooperare con  l’ebdomadario Viareggio Rivista

balneare e climatica del Tirreno.

Rapidamente il Conte Boni venne identificato nell’ubi consistam del gossip, dei

fatti di cronaca della Versilia in generale e di Viareggio in particolare, non disdegnando raid nel mondo della Cultura, sia Teatro sia Letteratura (il Conte era anche poeta e saggista).

Altra qualità, il salottiero Conte era un  perfetto  promotore di  festaioli, gaudenti

avvenimenti di Alta Società.

Il Conte intratteneva ottimi rapporti con molti illustri personaggi.

In particolare, era amico di:

- Moses Levy (Pittore italiano. Tunisi, 1885-Viareggio, 1968);

- Giacomo Puccini  (Compositore italiano. Lucca, 22 dicembre 1858-Bruxelles,

29 novembre 1924. Uno dei massimi operisti della Storia);

- Giuseppe Tabarracci Chirurgo.

Un tempo, lungo il corridoio dell’omonimo ospedale di Torre del Lago Puccini, era collocato

un busto del chirurgo, opera dello scultore, grafico e ritrattista viareggino, Inaco Biancalana;

- Icilio Sadun (Musicista.

Sommo  celebratore  del  Carnevale Viareggino, ed eccelso collaboratore di Giacomo Puccini,

nella trascrizione delle partiture;

- Elpidio Jenco (Poeta. Capodrise <CE>- 1892/1959.

Il 27 e il 28 ottobre 1989, a Viareggio, si è svolto un convegno di studi su Jenco

<Elpidio Jenco e la Cultura del Primo Novecento>, ivi stabilitosi dopo la Prima guerra mondiale);

- Enrico Pea.

Poeta, scrittore e impresario teatrale.

Seravezza/Alta Versilia/Lucca, 29 ottobre 1881-Forte dei Marmi, 11 agosto 1958. Ineguagliabile nel tratteggiare scene di prosa popolaresca.

Il Conte Boni  è anche un infuocato sostenitore e celebratore del Carnevale, che

relaziona, inscindibilmente, alla Viareggio estiva, quella delle vacanze al mare.

Promotore e intrattenitore di party e gala vari, impenitente tombeur-de-femmes,

il Conte Boni, fra il ‘30 e il ‘40, coopera stabilmente con il rotocalco accreditato “Viareggio in maschera”.

Ecco  come egli tratteggia parole originali e ufficiali di Boni, in un inserto del 1932,

l’avanzata dei carri allegorici per la via principale di Viareggio:

 

“Trainati da due o tre paia di buoi escono i carri.

Fra l’uno e l’altro si addensano le automobili, l

e mascherate a piedi e la folla irrequieta e gioconda.

Alcuni sono giganteschi, larghi come il viale,

alti fino quasi a sfiorare i fili del telegrafo.

In virtù di occulti congegni tutto si muove,

gira, dondola, oscilla.

Le comparse in costume schierate, accoccolate,

in bilico, cantano a squarciagola

la loro canzonetta e con le braccia e le gambe

accompagnano il ritmo della musica,

il beccheggio del carro,

senza tregua come se anch’esse

avessero inghiottito un congegno”.

 

Con “Cravache”, suo nome di battaglia, il Conte ufficializza e notifica la propria

paternità di cinque testi di canzoni ufficiali del Carnevale:

“Carnevale Azzurro” del 1923 (musica di Michele Orselli);
“Carnevale a Viareggio” del 1924 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale in Primavera” del 1930 (musica di Icilio Sadun);
“Carnevale di Baci” del 1932 (musica di Michele Orselli);
“Globuli Rossi” del 1948 (musica di Icilio Sadun).

Nell’anno  (1948)  in cui viene pubblicata (era stata  composta prima dell’ultimo

conflitto mondiale), “Globuli Rossi” viene consacrata canzone ufficiale dell’anno, a voler simboleggiare una specie di ossequio post-mortem al deceduto (1944) Conte Umberto Boni.

La morte del Conte è, univocamente, epica e tragica.

A posteriori dell’esautorazione di Benito Mussolini dalla carica di Duce 25 luglio

1943, Umberto Boni versifica delle satire sullo sbriciolamento del totalitarismo littorio, glorificando e magnificando l’anelata, un tempo perduta, libertà.

Nel periodo in cui Viareggio è occupata dai Nazisti, il Conte Umberto Boni, nel

Gran Caffè Chantant Margherita, incappa in un diverbio con un sottufficiale nazista, il quale dà per scontato il trionfo del Nazi-Fascismo.

Cravache, coram populo, replica sferzantemente (si rammenta il significato della

parola francese “Cravache”=Sferza, frustino, scudiscio) e veementemente al militare, proclamando che la sovranità popolare e l’indipendenza avranno la meglio sulla ferocia nazista.

Sono gli inizi del 1944 e Cravache viene confinato transitoriamente nel lager di

Fossoli  (Carpi, in provincia di Modena) e,  da lì, trasferito a Mauthausen Austria),

ove viene assassinato (2 novembre 1944).

Umberto Boni, nel contesto dei notabili relati al Carnevale di Viareggio, sembra

pressoché orficamente circonfuso di un’aura epica e non esclusivamente a causa della tragica morte in un lager dell’efferatezza nazista.

Il suo profilo personale e storico non è abbastanza dettagliato.

Infatti, ancora adesso, si è in possesso di un’unica sua fotografia.

Tuttavia, esistono taluni ritratti umoristici che lo raffigurano asciutto, pressoché

emaciato, raffinato, viso dai lineamenti nobili, “lunettes-à-pince-nez” (occhiali a morsetto).

Sebbene i dettagli biografici sul Conte siano esigui e insufficienti, si possiedono,

per contro, copiose creazioni pubblicitarie (pubblicate in numerosi rotocalchi tra il 1910 e il 1944), brani musicali, poesie e pièce di teatro.

La sua Arte, che trae sovente afflato dall’irresistibile charme del Liberty  e anche

dal  Carnevale cittadino, è permeata di mondanità e di impegno politico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mauthausen

Burlamacco

Spirito di felicità,

Burlamacco,

generato nel luogo in cui

i flutti del Tirreno

si accostano.

Tu splendi,

con i colori del bianco e del rosso,

di un futurista,

spensierata fantasia oscillante.

La tua vitalità e la tua denominazione

dalla Burlamacca,

dal suo facile flusso,

a galoppare,

hai iniziato.

Costume gaio il tuo,

un patchwork,

il tuo spirito,

di un’aurora in maschera

sono i riflessi.

Di Balanzone indossi la cappa,

di Capitan fracassa,

la sua imponente gorgiera.

E di Pierrot,

un accenno di luminosità,

il suo bianco bottone,

e lucenti,

e arditi,

di Arlecchino esibisci i diamanti.

Del Tirreno,

la tua regina,

è Ondina.

Con lei,

dove in estate c’è stato il sole,

tu balli.

Ma che scenario allegro,

ma che fidanzati giocondi,

del Carnevale,

il cuore,

incessantemente

entusiasta rendete.

Un tocco di arte,

di Bonetti il pinceau,

alito ti ha dato

con un debutto felice.

Danzanti,

da intrepide affiche,

di Viareggio,

l’anima 

voi completate.

Attraverso il tempo,

attraverso i conflitti,

riecheggia la tua ilarità,

di un saltimbanco il ballo,

che arreca l’allegria.

Dalla Versilia alla Senna,

continuamente ammalia il tuo lascito.

Che squilli la musica,

che si infiammino le tinte,

che si ricolmi di coriandoli,

il cielo.

Burlamacco,

fin dove

neanche una volta

si smorzerà il riso,

conduci tu il lungo corteo.

Gaio amico,

coraggioso emblema,

infinito sei tu,

del carnevale,

sei l’anima.

 

Sorridi e danza di nuovo,

Burlamacco,

di Viareggio,

nel cuore,

incessantemente tu dominerai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Published on e-Stories.org on 05/10/2022.

 
 

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