Antonio Justel Rodriguez
DEL LAVORO DI UN TEMPO […o shock della memoria]
...a volte, entra nel cuore per un po' con cattiveria e asce e accampamenti viventi al suo interno,
senza pietà lo spacca e lo sloggia, lo getta in una discarica e lì lo maledice,
Lo schiaccia con disprezzo e lo sputa e poi se ne va;
…e con il cuore teso, con il sangue aggredito e gli uccelli che beccano la ruggine
dove l'essere era illuminato,
non è necessario vivere, perché allora nessuno dubiterà che uno sia morto
e che – come semine di sale e di sabbia – anche i cardi, i muschi e le erbe cominciano a crescere,
nessuno, nessuno perché il vento comincia a ululare e a lasciare verderame sulle sue ossa,
segni inconfondibili con cui la solitudine scruta e riempie i suoi interstizi;
...perciò, quando nel pieno di un momento brutale, nasce in qualcuno una rosa,
tende a ignorare che è lì che nasce,
poiché giurerà e spergiuro che il suo sangue infetto e il suo essere devastato non esistono,
che la luce e il tempo sono passati e le sue asce da guerra non possono più ferirlo,
perché nel suo rigoroso nulla,
tenderà a credere che le sue mani di pietra non potranno più sollevare la vita
della piacevole brace del cuore;
…e, ancora, ancora e così,
Nella sua ansia di riprendere il battito cardiaco, si muoverà, piangerà, implorerà e urlerà,
più soddisfatto del dolore, come un dio sotto un sole desolato, ricorrerà alla memoria,
ma questo, da quell'enorme abbandono,
Verrà trasportato da un implacabile mare di indicibile dolore e tristezza:
Indolente e danneggiata, non ricorda le rose.
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Antonio Justerl/Orione di Pantheseas.
https://oriondepanthoseas.com
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Published on e-Stories.org on 04/30/2024.