Carissimi famigliari miei,
ho dovuto aspettare molto prima di potervi scrivere e spero che questa lettera vi arrivi. Essere lontano da voi crea in me un grande vuoto e non vedo l’ora in cui ci potremo nuovamente abbracciare. Mi sento terribilmente solo, anche se sono circondato da altri soldati. Non voglio restare più in questo posto deserto, non ce la faccio più. La morte mi sta intorno continuamente e sento già il suo respiro geloso, pronto a portarmi in un altro mondo privo di sofferenza e dolore.
I miei compagni muoiono come le mosche. Non passa neanche un giorno durante il quale nessuno di loro perde la sua vita in battaglia. Pazzesco, non avrei mai pensato che il mondo potesse essere così crudele. Ogni tanto mi domando se siamo ancora degli esseri umani, anzi se siamo ancora vivi. Insomma, ogni secondo potremmo essere fucilati o sparati dal nemico e non posso restare fermo nemmeno per un istante. Il nostro comandante ci ha raccomandato di rimanere tranquilli e di essere fieri di noi, dopotutto stiamo combattendo per la patria, per il popolo italiano. Che onore!
Però le condizioni che noi dobbiamo affrontare, noi, i cosiddetti eroi dell’Italia, sono veramente misere:
I miei vestiti sono sporchi e non ho toccato cibo da qualche settimana. Oh quanto mi manca la buona cucina di casa, la pasta e gli gnocchi di mamma. Se solo fossi in grado di mangiarne soltanto una porzion sarei l’uomo più felice del mondo. Non vedo che tormento e angoscia; sangue e urla di dolore dappertutto. È un incubo che non finirà mai. Spero soltanto che qualche miracolo ci tiri fuori di qui. Ora unicamente i ricordi di voi e della nostra casa mi consolano leggermente.
Non so se questa lettera sia un addio o un arrivederci. Nel caso che non riceviate la mia notizia, sappiate che io sarò sempre con voi e che voi sarete sempre nel mio cuore.
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Published on e-Stories.org on 01/01/2013.
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